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“The street art” collection by Franco Gasparri

Maradona non c’è bisogno di spiegare chi fosse, no? E neanche Moana Pozzi. I mostri sacri, quelli che hanno fatto a loro modo la storia di qualche settore particolare, li conoscono tutti, perfino quelli che di quel settore specifico non hanno una conoscenza approfondita. Franco Gasparri è uno di questi mostri sacri, perché per 28 anni è stato il volto italiano della Diageo e un paio di generazioni di appassionati hanno imparato a conoscere i Classic Malts e le Special releases alle degustazioni tenute da lui.
Come tanti campioni, anche lui ha deciso di proseguire dopo aver idealmente appeso il Quaich al chiodo e si è scelto una seconda giovinezza da imbottigliatore indipendente con l’etichetta “The art collection”.
La prima serie – “Acqueforti” – l’avevamo recensita di ritorno dalla presentazione a fine 2020. Ora è tempo di recensire la seconda, “The street art”, che porta in etichetta opere di writers mondiali e che è stata lanciata in diverse serate. Noi abbiamo partecipato a quella organizzata al caro vecchio Mulligan’s di Beppe Bertoni dai ragazzi del Milano Whisky Festival e abbiamo sentito raccontare gli imbottigliamenti dalla viva voce di Franco, che purtroppo ha tagliato la sontuosa chioma di capelli argentei che gli dava quel tocco da sosia di Morgan (ma senza l’abuso di stupefacenti della rockstar brianzola). Ma qui non siamo su un blog di acconciature, quindi si parli di whisky, suvvia. Che – giova ricordarlo – sono tutti single cask, a grado pieno quasi pienissimo, senza coloranti e non filtrati a freddo. E che Franco ha selezionato alla cieca, senza conoscerne l’età né la distilleria di provenienza.

Ardmore 8 yo (2013/2021, 60.1%)
Il barile refill bourbon #800644 ha dato 231 bottiglie. In etichetta un murales di Lisbona. Il segno zodiacale è sagittario (ascendente orata all’acqua pazza). C: oro. N: un po’ alcolico, con un guizzo di vernice e una torba quasi à la Caol Ila. Molto ricco di sfumature, andiamo con ordine. C’è una nota fresca, come di menta e lime, che ben si accompagna alla frutta bianca (melone, pesca). Poi c’è anche il cereale, torbato e nocciolato ma anche saporito, che ricorda il toast imburrato al salmone. Salmone affumicato, ovviamente. E infatti la torba è più che altro di betulla affumicata. Con acqua emerge il miele, con molta acqua spunta un che di gazzosa. Interessante. P: urca, che sberla. Bello aggressivo all’ingresso, e anche piuttosto amarognolo, con pompelmo e mandorle e una nota erbacea che sconfina nel peperoncino verde, nel mallo di noce. Non semplice da scomporre: è secco, ma anche piuttosto cremoso. La torba emerge bene, ed è un ottimo mix fra tabacco e fumo di legno bruciato. Ma c’è anche quella piccantezza alcolica sempre presente, che addirittura si amplifica con acqua. F: alcolico, asciutto, erba bruciata e fumo vegetale. Con acqua lascia uno spettacolare retrogusto di tabacco aromatizzato alla vaniglia.
Un Ardmore che parla con molte voci, non sempre all’unisono. La torba non è devastante, ma il palato è aggressivo; il naso è verde, ma il finale molto tabaccoso. Ondivago e proprio per questo molto divertente. 86/100.

Craigellachie 14 yo (2007/2021, 61.3%)
Dal refill bourbon hogshead #000654 sono state prodotte 286 bottiglie. In etichetta la colossale opera di BLU a Berlino. Segno zodiacale: Scorpione ascendente lepre in salmì. C: paglierino. N: sa di arca di Noè. Cioè un mix fra pollaio, pagliericcio e mangime dei pesci. Che detto così è un po’ forte, lo ammettiamo, ma rende bene l’idea del carattere dirty della distilleria. Tutto è sporchino, polveroso. C’è dell’agrume, noi pensavamo al pomelo ma il Gerva giura sia mandarino tardivo di Ciaculli ed è così convincente che ci crediamo. Fiori d’arancio, anche. Da questa cassetta di agrumi però escono anche note più terrose e legnose: noci brasiliane, iuta, spezie assortite e vaniglia, ma non cremosa, proprio secca. Con acqua più cedrata e una mela acida da sidro. P: rimane l’agrume, scompare lo sporco, come nelle pubblicità anni ’80 dei detersivi. Ancora molta frutta secca, con arachide salata sugli scudi, e tanto cereale, sia tostato sia fermentato. Un guizzo metallico è quel che rimane del naso super freak. Un pizzico di chili verde dato dal grado ciclopico. Con acqua si fa ancor più tostato, il che è un bene. F: alcolico, pompelmo e pepe. L’acqua accentua il sale e regala un lungo accenno di limone affumicato.
Siamo direttissimi come il treno per Napoli: degli otto cask imbottigliati da Franco è quello che ci convince meno. D’altronde è anche quello meno incline al compromesso, con le note off della distilleria a picchiare forte e la gradazione a tenerci fermi. Un whisky brutale, con alcune cose belle (la parte agrumata, il cereale tostato al palato) e altre che ci convincono meno. Però nel complesso – anche se non è esattamente un’essenza di piacevolezza – non si può dire che sia sbagliato: 81/100.

Glen Elgin 13 yo (2008/2022, 55%)
Il numero della botte (il refill bourbon hogshead #802654) ci diceva qualcosa. E infatti trattasi del barile gemello di quello che abbiamo selezionato e imbottigliato noi Facili per la serie A Space Whisky Odyssey. Solo, è invecchiato un anno in più. Vediamo se somiglia al nostro. Ah, 253 bottiglie, un murales di Bristol in etichetta e segno zodiacale ariete ascendente tonno in scatola. C: oro chiaro. N: quanta bellezza in questa frutta esuberante. Anelli di mela essiccata, pera, susina gialla si mescolano a propoli e camomilla. Un naso davvero elegante, suadente, che si concede anche una digressione sulla mentuccia. Però non pensatelo troppo fresco e leggero, c’è anche una ricchezza più profonda, di fichi, crostata di prugne e noce moscata. La frutta, in generale, diventa sempre più spettacolare col tempo. P: deliziosamente masticabile, un gioiellino di biscotto al burro, toffee e bucce di limone. Mele renette e pere (anche qui il Gerva ha una certezza: varietà decana del commercio). Ma c’è di più, cioè un velo di cacao che diventa After Eight, con un tocco di menta. Dimenticavamo di citare una cosa: il malto pieno, caldo e gustoso. F: rimane il malto, la pera, il miele e un senso di torroncino ricoperto di cioccolato bianco. Zenzero.
Eh, confermiamo che quelle botti di Glen Elgin erano eccellenti davvero. Un trionfo di frutta perfettamente equilibrata dal malto e da una vivacità fresca che fa da spina dorsale a tutto il dram. Da berne a secchiate. Non un trionfo di complessità ma uno di quei whisky che sembrano fatti per dire al mondo che il single malt è un regalo di dio: 88/100.

Bunnahabhain (Staoisha) 8 yo (2013/2021, 58.9%)
Bourbon barrel #715, 235 bottiglie, opera d’arte di Melbourne in etichetta e segno zodiacale ariete ascendente Pokemon. C: vino bianco quasi trasparente. N: sale e cereale affumicato, l’accoppiata più vincente della storia. Semplicemente semplice, ti entra nel cervello e non si schioda più. Falò sulla spiaggia, scamorza affumicata e alga anch’essa affumicata. Non siamo sicuri sia chiaro che è parecchio affumicato. Col tempo spunta una screziatura di smalto e della canfora, che con due gocce d’acqua si fa più verde, quasi felce. P: una ciotola di cornflakes nel té Lapsang Souchong. Che è la metafora poetica di torba e cereale. Senza dimenticare il mare, eh, con i suoi totani alla griglia. Quel che colpisce è la pienezza del palato, per nulla nudo: crema di vaniglia, cocco e un accenno medicinale delizioso. Con acqua si fa più fruttato (pesca bianca) ed aumenta il senso di té affumicato infuso. F: salamoia, miele e il fumo persistente che si leva da una griglia dove giacciono dei gamberoni. Diluito si fa ancora più lungo, con lime e vaniglia. Un mojito affumicato.
Rispetto ad altri Staoisha (il Bunnahabhain torbato, giova ricordarlo), sfoggia un corpo più ricco senza rinunciare alla potenza della materia prima. Il distillato di Bunna è strepitoso, riesce a essere riconoscibile e assoluto anche quando il barile è bello carico come in questo caso. Il risultato è un whisky ad alto volume in ogni sua componente, dal fumo alla dolcezza: 87/100.

Come sempre, a fine serata il bravo presentatore Giannone mette ai voti le bevute. Questa la classifica: 2 voti per Ardmore, 5 per Craigellachie, 11 per Glen Elgin e 15 per Staoisha. Poi merita una menzione un ultimo dram a sorpresa: una creazione del Gerva e Zuc che con la mancanza di vergogna che li contraddistingue hanno ideato un blended malt di Glen Elgin e Staoisha (proporzioni 80-20). Spettacolare e apprezzato anche dalla platea. Meno dal Giannone, che ha commentato spietato: “Certo che mi avete fatto fare una bella cagata con sta roba qui eh…”.

Sottofondo musicale consigliato: Public enemy – Rebel without a pause

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7 thoughts on ““The street art” collection by Franco Gasparri

  1. Serata di livello! Fiero di aver portato a casa la bottiglia #1/235 di Bunnahabhain – Staoisha 😉
    E il blended… tanta roba!
    Avanti così e alla prossima!

    1. Dici che quel blended dovevamo brevettarlo e imbottigliarlo senza dire niente a nessuno eh? Dannazione, abbiamo sprecato un’occasione ghiotta: commercialmente siamo dei fessi, ci siamo giocati un capolavoro. Però dai è stato bello bercelo tutti insieme. Alla prossima!

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