Sentivamo la mancanza del sushi, dei manga e dei film pornografici con i genitali pixellati, quindi ci siamo tuffati su un sample di whisky giapponese. Abbiamo scelto un blended prodotto dalla White Oak Distillery, aka Eigashima Shuzo, che è troppo facile avere un nome solo. Ad ogni modo, Eigashima è stata la prima distilleria ad ottenere la licenza per distillare whisky (1919), anche se il primo vero single malt commercializzato fu come ormai tutti sapete Yamazaki (1923). Va beh, diamo un taglio con ste cose da nerd e vi diciamo solo che questo blended ha il 75% di single malt Akashi ed è affinato in botti ex sherry. L’orzo è torbato al 10% e proviene dal Regno Unito. Ah, dimenticavamo la classica traduzione del nome: Tokinoka significa “il profumo del tempo”. Lo abbiamo letto sul sito dell’importatore Compagnia dei Caraibi e ci crediamo, per noi potrebbe anche voler dire “kebab senza cipolla”, per quanto ne sappiamo di giapponese… Il colore è oro.
N: l’inizio è di solvente, e la cosa non è che proprio ci entusiasmi. Poi subentra il finish in sherry, che mette sul banco le note classiche delle “sverniciate” di barile moderne: caramella mou, Baiocchi alla gianduia, una vaga marmellata di pesche. La frutta è contratta, forse albicocche secche, ma non polposa. C’è in compenso una nota di burro e panna. L’alcol non è esattamente garbato, il cereale in compenso supera lo sherry, che è proprio leggero ora. Sapone alle rose, ma il guizzo di solvente ancora resta.
P: innocuo, che è un aggettivo tipo il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Si apre ancora con quell’accento floreale un po’ bizzarro, in crescita rispetto al naso. Fragoline di bosco, anche. L’attacco è più intenso del previsto, l’alcol meglio integrato. Ci sono note di crostata, pesca bianca, ma anche cedro. E parecchia nocciola, più tostata che in crema. Anche qui il malto – con cannella e pepe – si fa apprezzare. Un filo di marzapane.
F: tende ad asciugarsi in fretta, come l’accappatoio sintetico ad agosto. Frutta secca, un accenno di spezie et voila, è sparito.
Come Spinaceto per Nanni Moretti in “Caro Diario”: pensavamo peggio. Non abbiamo grandi aspettative sui blended giapponesi, perché sappiamo che il disciplinare consente loro di blendare whisky di grano e di malto da tutto il mondo per fare le loro pozioni. Per fortuna le leggi stanno cambiando e non sarà più così, ma al momento insomma non brillano per trasparenza. Nonostante questo, è un whisky che si fa bere, con qualche difetto ma in generale equilibrato. Un 82/100 sul nostro personalissimo taccuino. Se vi viene voglia di assaggiarlo e di farvi magari un eccellente Mizuari, lo trovate qui.
Sottofondo musicale consigliato: Moltheni – Un desiderio innocuo
