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Ardbeg ‘The Abyss’ 34 yo (1989/2024, OB, 48.4%)

Le esclusive e le anteprime mondiali non sono esattamente qualcosa a cui siamo abituati. Coi nostri tempi mesozoici, arriviamo sulle nuove releases con eoni di ritardo. Però uno di noi è nato con la camicia – oltre che con la barba probabilmente – ed è stato invitato di recente su Islay per l’Ardbeg Day, inciampando in una di quelle cose per cui noi lo odiamo e lo invidiamo allo stesso tempo: il lancio mondiale di un nuovo imbottigliamento ultra-premium della distilleria del gruppo LVMH: Ardbeg “The Abyss”.

Così, mentre lui e alcuni suoi colleghi di fortuna e giornalismo se ne stavano a mollo in barca al largo della distilleria a ingozzarsi di capesante e aragoste, dalle acque delle Ebridi interne è spuntato – come una specie di Venere di Botticelli sovrappeso – un sub, recante una cassa di metallo misteriosa e ovviamente ripiena di una preziosa bottiglia. Presentata da David Blackmore (nella foto sotto), il global ambassador di Ardbeg e Glenmorangie, il nostro inviato se l’è sgargarozzata, ne ha portato a casa un discreto sample, e ora noi ve la presentiamo e recensiamo. Tiè.

Quando nel 2008 Ardbeg lanciò il primo Corrywreckan, due botti di rovere europeo pesantemente tostato che contenevano whisky distillato nel 1989 si “salvarono” e sono rimaste nella warehouse fino ad ora. Quando il dottor Bill Lumsden, il genio creativo che da anni sforna le releases più originali di Ardbeg e Glenmorangie, ha deciso di usarle per questo imbottigliamento. Quattrocento bottiglie di single malt di 34 anni a 48.4%. Il che non suona male. Ma non è tutto.

Come sempre, un’edizione così esclusiva (costa 25mila euro a bottiglia), si accompagna a due ingredienti immancabili: uno storytelling creativo e un packaging esagerato. Da quale volete che iniziamo? Partiamo dalla storia: il Corrywreckan è dedicato al gorgo marino che si trova al largo di Islay, il terzo più grande d’Europa. La leggenda dice che il principe vichingo Breachan, per poter sposare la figlia del Lord of the Isles di Islay, fosse stato obbligato a sopravvivere tre notti nel gorgo. Purtroppo, le tre funi che lo ancoravano si ruppero una dopo l’altra e il povero innamorato precipitò negli abissi. ‘The Abyss’ parte da qui e immagina una nuova vita per il nostro eroe. Un viaggio attraverso tempo e spazio fin sul Pianeta Ardbeg, che è stato messo su carta dal fumettista americano Tradd Moore (sotto a destra). Il quale, dopo aver illustrato fior fior di comics Marvel, ha realizzato un albo numerato che accompagna la bottiglia.

E siamo al secondo ingrediente: il packaging. ‘The Abyss’ viene presentato in una sorta di scafandro dal meccanismo di apertura ermetico che ricorda le capsule spaziali e per la cui realizzazione sono serviti due anni di progettazione e lavoro. Non ci lamenteremo mai più dei box in cartoncino dei nostri imbottigliamenti, promesso…

Abbiamo parlato fin troppo, ora è tempo di assaggiare questo tesoro sommerso. Il colore è un mogano impressionante, forse un Ardbeg così non lo avevamo mai visto.

N: la sensazione è che questa sarà una recensione lunga, labirintica, perché sin da subito si è assaliti da una quantità incredibile di suggestioni aromatiche. Proviamo a mettere ordine. Il primo naso mostra subito un’anima duplice: da un lato una torba marina sorprendentemente intensa, che parte dall’aringa affumicata e arriva allo stallatico, passando da una netta sensazione di olive nere al forno, in salamoia. C’è qualcosa di Campbeltown in questo naso. Seguendo il filo di una torba ancora selvaggia e oleosa, quasi grassa, che ricorda i formaggi erborinati, arriviamo alla seconda anima, ovvero quella fruttata. Dai formaggi alle confetture con i formaggi, insomma. Marmellata di prugne, prugne secche, una splendida teoria di pepe nero, chiodo di garofano. La frutta è elegantissima. Col tempo, da questa compatto nucleo di frutta processata, ecco balenare guizzi di succo di lime, il dna della distilleria che emerge dalle profondità del tempo e del (parecchio) legno. C’è ancora qualcosa che dobbiamo raccontare, che spunta dopo parecchio tempo e ossigenazione: crema di marroni, caldarroste e un accenno di ferro, di ancore arrugginite incrostate dal sale. Potremmo andare avanti per ore…

P: un Ardbeg mai provato, che sin dal primo sorso ricorda i vecchi Armagnac. D’altronde, il legno è quello, il rovere francese, tannico e in grado di sviluppare quel tocco di “rancio” dei distillati di vino francesi ultra-invecchiati. Ma riproviamo ad andare con ordine: di nuovo la prugna è regina, con una marmellata di fichi sensazionale e perfino dell’arancia, magari un po’ appassita e ammuffita. Ciliegie nere, anche, di quelle che vanno sul gelato alla Malaga. E fin qui stiamo parlando di legno e frutta, ma tralasciando qualcosa che parallelamente si gonfia e acquista tracotanza, ovvero l’anima umami: bistecca grigliata al pepe, di nuovo torba e salamoia, pepe bianco, caramello salato bretone, ma anche tabacco da pipa umido. E una crema di arachidi salate da urlo. Il percorso sensoriale in bocca parte dalla frutta, passa dall’umami e approda al legno. Il secondo palato è asciutto, non astringente ma via via più secco. Curiosità: col tempo si fa strada anche un velo floreale, di fieno, borotalco…

F: profondo e lunghissimo, ben equilibrato. Il che è il vero miracolo. Alga riarsa, olive nere sporche, prugne secche e castagnaccio al cartoccio, dimenticato in un barbecue. Allappa un filo, ma un accenno balsamico lo trattiene dal lato oscuro che spesso avvolge i whisky molto vecchi.

Non abbiamo mai risparmiato le ironie per certi eccessi di marketing e per certi prezzi da capogiro, ma abbiamo sempre detto – e lo ripetiamo – che il voto va al liquido. E il liquido è eccellente, da 92/100. Non sarà il viaggio di Breachan nell’oltretomba sottomarino, ma questo Ardbeg è comunque un viaggio unico. Unico perché botti super-tostate di rovere europeo non sono comunissime, soprattutto per invecchiamenti così lunghi.
Il risultato è un Ardbeg ancora molto ardbegghesco, a cui si aggiungono profondissime note degne dei vecchi Armagnac e una speziatura possente che non sovrasta mai la frutta né il dna della distilleria. Quegli abbagli di agrume fresco nel bel mezzo di un trionfo di legno e torba (ancora insospettabilmente poderosa) sono un miracolo.
Detto questo, i gusti sono gusti e chi è abituato agli islanders in bourbon cask potrebbe trovarlo un po’ “too much”, perché i tannini qui sono ruggenti. Ma il bello della vita è sperimentare, finché si ottengono cose così.

Sottofondo musicale consigliato: Slayer – Seasons in the Abyss

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3 thoughts on “Ardbeg ‘The Abyss’ 34 yo (1989/2024, OB, 48.4%)

  1. Articoli sempre ben redatti, adesso aspetto il “packaging” con la bottiglia nella Bentley che costa 30€, perché forse potrebbe arrivare (con un buon “marketing”).
    .
    Secondo me almeno 8 “Eoni” fa si stava meglio.

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