E’ dal 2017, da quando la distilleria Arran ha annunciato l’intenzione di aprire un nuovo sito produttivo che si sarebbe chiamato Lagg, che ci prepariamo a questo momento. Per annunciare che la seguente recensione sarà molto severa, perché vogliamo cercare Lagg nel pagliaio. Che volete farci, sono piccole soddisfazioni di noi ex studenti di Lettere con il pallino dei giochi di parole idioti, prendeteci così.
Ad ogni modo, da anni c’è grande hype – come direbbe Ansalone – su questa distilleria, che a marzo 2022 ha rilasciato il primo imbottigliamento ufficiale. Innanzitutto perché è un edificio spettacolare, in seconda battuta perché è adibito alla produzione di single malt torbato, che in Italia ha sempre un fascino extra. Infine, chi ha avuto modo di apprezzare i miglioramenti costanti del whisky di Arran in questi ultimi anni senz’altro si aspetta altrettanta qualità da Lagg. Che, vale la pena di ricordarlo, non è il nomignolo per Lagavulin, eh.
Della distilleria possiamo dirvi che è situata nell’omonima cittadina sulla costa meridionale dell’isola di Arran, all’estremità opposta rispetto a Lochranza. Ha una bella coppia di alambicchi tradizionali, quattro washbacks di legno ed è gestita da Graham Omand, che si è fatto le ossa ad Arran – pardon, Lochranza.
Questo che abbiamo nel bicchiere è il primo batch della Inaugural release: vintage 2019, 10mila bottiglie, invecchiato in bourbon cask e rilasciato nel settembre 2022. Il colore è paglierino. Grazie a Mariella Romano, brand ambassador e brand manager di Arran e Lagg, per i samples. Il colore è un paglierino chiaro, con venature quasi verdine.

N: una bella torba minerale e salmastra arriva con delle bordate di legna bruciata sulla spiaggia, mareggiata ed erbe officinali. Poi ecco quel tratto che avevamo assaggiato anche nel new make un paio di anni fa: qualcosa di oleoso e grasso, piacevolmente affumicato. Cedro candito, lime, lieviti e qualcosa di terroso, anzi forse ciottoli. Aghi di pino e zucchero vanigliato, in qualcosa ricorda anche un gin floreale, o forse un distillato di prugne. Che non sono la stessa cosa, è vero, ma ci siamo capiti. Lavanda lontana. Molto fresco, spesso e brillante.
P: grande corpo, una torba ancor più bruciata e terrosa si fonde con una dolcezza piuttosto astratta, in cui zucchero, menta e limone candito pesano tutti allo stesso modo. Banana flambè e banana acerba, liquirizia piccante, marshmallows bruciati nel solito barbecue sulla spiaggia. Corrado butta lì anche i mattoni appena estratti dalla fornace. Menta bruciata. Insomma, è un po’ tutto bruciacchiato, come disse Nerone a incendio finito. Il distillato però è ancora (troppo?) evidente, che qui la gioventù è bella tesa. Burro.
F: più secco, di nuovo terroso, cresce la sensazione di mezcal e verdure grigliate. Molto medicinale e lungo.
Ci sono tante cose interessanti in questo nuovo single malt, e tutte ovviamente partono dal distillato. Una torba poderosa, profonda, che va dall’affumicato al bruciato, è protagonista. Ma a noi piacciono anche quelle screziature minerali, terrose e oleose che si fanno apprezzare soprattutto nel finale. Detto questo, non è un whisky perfetto semplicemente perché tre anni sono sempre pochi per avere anche una qualche eleganza. Quindi, come si diceva da ragazzi, “cresci bene che ripasso”. Nel frattempo apprezziamo castamente: 84/100
Sottofondo musicale consigliato: M1llionz – Lagga