Signori qui si fa la storia. Stiamo per aggiungere una bandierina al nostro atlante dei whisky del mondo. Stiamo per bere il primo “maltwhisky do Brazil“, e scusate se ci viene voglia di ballare la samba coperti solo da un perizoma. No, non tutti, solo Giacomo che è l’unico nel gruppo a poter ambire al trono carnevalesco di erede di Adriano e Ronaldo.
La Union distillery, fondata nel 1948 nella Serra Gaucha per processare vino e derivati, ha iniziato a distillare whisky di malto nel 1972. Questo è un single cask particolare, in cui vengono mescolati due malti torbati e due non torbati, invecchiati in un barile ex sherry e affinati in un ex bourbon. Giusto, molto brasiliano. Perché fare un passaggio di 10 metri quando si possono dribblare tre avversari, fare un doppiopasso e poi darla di tacco a un compagno? Il colore è paglierino e noi siamo curiosi come scimmie appassionate di gossip.
N: bizzarro. Intanto bisogna dire che la nota alcolica è pungente, quasi di vernice, ma non sgradevole. C’è poi una parte torbato/marina che non si capisce benissimo da dove arrivi, ma che regala una sensazione di salamoia, di barile di acciughe messo in cantina. Ci sono poi tintura di iodio, gomma, foglie di menta e creosoto (quanto ci piace trovare il creosoto, la tasting note che fa rima con una parte del corpo umano che ci frantumiamo così spesso…). Molto evidente anche una dimensione medicamentosa, di garza e disinfettante. Qualcosa di sporco e grasso lascia un’impronta. Sale e té Lapsang Souchong. Chiudiamo con una nota che probabilmente ci farà rinchiudere in un istituto di igiene mentale: c’è una nota di Rivella, la bibita frizzante e dolce tipica della Svizzera. Mah. Però divertente. Ah, col tempo anche un bel lime profumato.
P: potente e bruciato, l’alcol è feroce ma non morde. Non ci sono errori di distillazione, intanto. Poi andiamo a studiare un attimo questa torba: è medicinale e grassa, oleosa. Olio di sesamo e sesamini, ma anche cose bruciate, cenere, attimi di piromania, macerie dopo un attacco col napalm. Sa di acredine e rissa, di scazzottate adolescenziali e poi tutti a casa a giocare a SuperMario. Per alcuni versi ricorda gli Octomore. La dolcezza è abbastanza basica, fondamentalmente di mela, ma comunque una mela passata attraverso un altoforno industriale. Con acqua il tè affumicato super-infuso prende il largo. Pepe bianco.
F: molto lungo e bruciato, limone amarognolo, più secco e con una vaga idea di toffee. La parte più alcolica e meno equilibrata.
Ci eravamo fatti un attimo prendere dalla alegria, però occorre essere realisti. Qualche neo in questo whisky c’è, il finale per esempio è un po’ scompensato e con un alcol che “minchia ti prendo a schiaffi oh”. Quindi dobbiamo abbassare un po’ il voto. Però, ci sono tanti però. Innanzitutto è una bomba di sapori, la torba è impressionante, la coerenza e una certa originalità pure. E’ infinitamente meglio di quel che ci aspettavamo, e dunque lo premiamo lo stesso, forse dandogli anche un punticino più del meritato, perché questo è un vero single malt, niente baggianate tropicali, niente maturazioni accelerate, potrebbe serenamente essere uno Scotch di Islay. E non è banale. 87/100.
Sottofondo musicale consigliato: Crypta – From the ashes
