Sempre dalla borsa di quell’Eta Beta con la sindrome di Tourette che risponde al nome di Davide Ansalone, ecco a voi un Talisker di un quarto di secolo, o di due decenni e mezzo, o di cinque lustri, insomma un Talisker di 25 anni. Che – va detto – è stato per anni il feticcio del nostro Zuc, che prima di interessarsi in maniera costruttiva al whisky ne aveva assaggiato uno delle Special Releases Diageo di metà anni Duemila e ne era rimasto folgorato. Ma quelli (per esempio il 2004 e il 2008), si sa, erano a grado pieno, mentre questo del core range è alla mitologica “gradazione Talisker” di 45,8%. L’edizione di quest’anno, come d’altronde anche le altre più recenti, è invecchiata in un mix di american ed european oak. Come da nuove direttive marketing, che abbiamo già ampiamente sfottuto, c’è scritto in etichetta “from the oldest distillery on the isle of Skye”. Eh niente, ci fa sempre ridere come Fantozzi quando si martella il pollice, è più forte di noi. Il colore è un oro carico, antico.

N: freschezza non è esattamente la parola che si associa istintivamente a un whisky di 25 anni, eppure qui le danze si aprono con una nota di canfora deliziosa che mette subito di buon umore. Tutto il primo naso in effetti è giocato nel campo del balsamico, con pigne bruciate e aghi di pino nel falò. Accanto, bucce di limone flambé e un fumo lontano, di quelli che escono dalle saune finlandesi, quando qualcuno butta acqua sui sassi roventi e nuvole escono dalle costruzioni di betulla. Divaghiamo. Torniamo all’agrume, che prende anche le forme del bergamotto. Elegantissimo, forse un filo tenue magari. Bordeggia con le note marine, di iodio e sale (niente salamoia) e gigioneggia con una grassezza di fondo, stagionata, come di prosciutto crudo Patanegra accennato. Ancora balsamico, eucalipto.
P: prendiamo del caramello, impastiamolo col sale, l’eucalipto e la frutta cotta e avremo un’idea della prima nota che si avverte al sorso. Composito, vellutato, oleoso. Sono olii essenziali di agrume, ma anche olii di frutta secca, forse arachidi. Gentile, con torba appena accennata e una dolcezza elegante di nocino e sherry ossidato. La torba come dicevamo non va oltre un sigaro spento, senza braci né fumo; e anche il mare non spinge troppo, forse limonata salatina, ecco. Manca un tocco di intensità, se proprio dobbiamo trovare da ridire per forza.
F: rimane la sensazione che manchi un grammo a fare un chilo. Olii essenziali, torba, liquirizia, legno e frutti di mare. Molto lungo, però.
Occorre rimanere lucidi in questi frangenti, perché i rischi di un giudizio “ad mentula canis” sono tanti. Prima di tutto, il paragone con il 44 anni potrebbe risultare letale, quindi giusto scinderli completamente. Seconda cosa: si tende ad aspettarsi da un 25 anni la Luna e anche qualche altro satellite in sovrapprezzo, ma con aspettative mostruosamente alte il pericolo è quello di rimanere erroneamente delusi. Questo è un eccellente whisky, che di Talisker mantiene la stoffa e il dna isolano, a cui somma un’innata eleganza. Manca un po’ di intensità e potenza, questo sì. Ma siamo comunque intorno ai 90/100, non si scappa.
Sottofondo musicale: Marlene Kuntz – Nuotando nell’aria, “odori dell’amore nella mente”