C’era una volta… “un re!”, diranno i nostri diversamente piccoli e diversamente astemi lettori. E invece no, c’era una volta una distilleria favolosa nello Speyside, che dopo aver sfornato parecchi soavi capolavori decise che era tempo di dare lavoro a dei disoccupati laureati in Scienze della Comunicazione e di lanciare una serie chiamata “The Balvenie stories”. In pieno delirio da storytelling, ci apprestiamo a recensire l’incipit, ovvero questa espressione che trae ispirazione da un’idea della malt master Kelsey McKechnie: importare barili di quercia vergine dal Kentucky e tostarli in distilleria, e poi utilizzarli per un finish. Il risultato è questo, e il colore è un oro pieno.

N: una macedonia divorata in un frutteto mentre un fruttivendolo mostra la sua merce. Insomma, un florilegio – o fruttilegio -: prugne Regina Claudia, mele renette, albicocche. Miele lanciato col CanadAir, sugo di macedonia, vaniglia. Ha un naso facile come giocare a un-due-tre stella. Sul fondo, qualcosa come di polvere. Biscotto croccante.
P: primo sorso un po’ acquoso, causa gradazione omeopatica. Però bisogna dire che migliora subito, guadagnando muscolo come un bodybuilder sotto steroidi. Il miele di base è “complicato” da un tocco di cenere curioso tipo Lucky Strike abbandonata nel portacenere (sarà il “toast” dell’etichetta?) e da alcune stilettate piccanti di zenzero. Mandorla qui e là. Succo di pompelmo giallo zuccherato, un che amarognolo.
F: amaro e fresco, non lungo. Vaniglia, miele di acacia, birra luppolata e sale.
Di una facilità impressionante, se lo berrebbero a secchi anche i poppanti. Balvenie di suo è già beverino assai, ma qui diventa easy going all’ennesima potenza. Non è un prodigio di complessità e a dire il vero sul lungo rischia di stancare i palati un filo più esigenti con il suo profilo tutto sommato ordinario e dolce. Detto questo, è il classico esempio di whisky “seneavessiunettolitrolofinirei”: 84/100.
Sottofondo musicale consigliato: Neutral Milk Hotel – In the aeroplane over the sea.
2 thoughts on “Balvenie 12 yo ‘The sweet toast of American oak’ (2019, OB, 43%)”
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[…] che si trasmette in distilleria di generazione in generazione. Avevamo avuto modo di recensire il primo capitolo, protagonista il rovere americano tostato. Oggi ci capita di assaggiare il secondo (ci abbiamo […]