In Inghilterra ci sono oggi 24 distillerie attive, un numero impensabile fino a qualche anno fa e che sta facendo giustamente parlare di una vera e propria English whisky wave. A dire il vero, la creatura del manager newyorkese Daniel Szor è stata una delle prime a far crescere la marea già dal 2014, potendo tra l’altro avvalersi della

consulenza dell’ex Bowmore Harry Cockburn. Non lontana da Oxford, placidamente ubicata all’interno di una riserva naturale, Cotswolds produce anche vari gin, assenzio e un distillato di caffè. L’approccio è da craft distillery: usano solo orzo locale, maltato esternamente ma sui pavimenti tradizionali del Warminster Maltings, le fermentazioni sono lunghe, da 90 ore circa; sicuramente la trasparenza è in primo piano e sul loro sito si trovano addirittura dettagli sulle scelte tecniche operate in fase di distillazione. Oggi assaggiamo il single malt invecchiato in 1st fill bourbon barrel e barili ex vino francese di secondo uso, che ha vinto una medaglia d’oro ai WWA del 2019.

N: immediatamente appiccicoso, note di mela caramellata e mostarda. C’è una sensazione di frutta cotta e fermentata e un tocco di spezie particolare, a metà fra i semi di senape e il cumino. Molto pieno, continua nel suo olfatto “sticky” con cioccolato al latte e sempre più vaniglia. A tratti sembra un giovane cognac, sarà forse l’influenza delle botti di vino? Col tempo spuntano le spezie del legno, nonostante la giovane età. Il bicchiere vuoto profuma di anice.
P: ecco qui che la gioventù mostra le sue asperità. L’impatto è un po’ contundente, l’alcol pizzica. Parallelamente, rimane coerentemente sul versante dolce: sciroppato e vinoso, un’altalena fra confettura di albicocca e zabaione. Zabaione speziato, a dire la verità, sempre che esista. Fa capolino una nota leggermente amara, accompagnata da zenzero in quantità.
F: dolciastro e speziato. Pesche sciroppate e una curiosa piccantezza accennata, quasi di curcuma. Bello lungo.
Molto carico, con il tempo e l’ossigenazione migliora, tra l’altro. La scelta di imbottigliare a 46% fa onore, anche se l’impatto al palato non è dei più innocui. Una costante e originale speziatura denota l’influenza dei barili di vino utilizzati e dà a questo whisky una personalità spiccata. Non trascendentale ma per essere un giovincello di tre anni lo troviamo sorprendentemente fatto bene: 81/100.
Sottofondo musicale consigliato: Coleman Hawkins – Love Song From Apache
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