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Glen Grant 5 yo (2013, OB, 40%)

Spesso alcuni amici ci chiedono: “ma perché recensite solo whisky introvabili?” oppure “per voi tutti i whisky sono buoni, tutti i voti che date sono sempre sopra l’80!”. Ora, quanto a quest’ultima obiezione, beh, non possiamo che rimandare i nostri disattenti amici alla pagina in cui spieghiamo in soldoni qual è il nostro metodo di valutazione; e poi ricordare ai più che siccome i samples ce li andiamo a scegliere noi e per lo più li paghiamo, legittimamente tendiamo a scegliere prodotti che – almeno sulla carta – potrebbero potenzialmente piacerci: siccome questo per noi è un divertimento e nessuno ci farcisce il conto corrente, così è. Se a questo unite il fatto che il whisky moderno è livellato verso l’alto (si parla di media, eh!, e sì, livellamento può voler dire standardizzazione), comprenderete bene che sì, i voti con ogni probabilità saranno mediamente alti. Se poi il vostro sogno è leggere le tasting notes di whisky facilmente reperibili, eccoci qui, per servirvi: Glen Grant 5 anni, sì, proprio lui, proprio quel whisky che i più credono essere un blended, proprio quel whisky che vi ha tagliuzzato finemente le meningi con quelle campagne pubblicitarie ossessive e ormai leggendarie (“ah, com’erano belle le pubblicità di una volta…” NO, NON E’ VERO, FACEVANO PENA!) in cui un pedante uomo d’affari, compiaciuto del suo cosmopolitismo e della sua mascella, stupiva amici, amanti, ex amanti e future amanti con la sua abilità nel riconoscere il colore chiaro e il gusto pulito di Glen Grant.

Con ogni probabilità, un semiologo con il vizio della sociologia potrebbe prendere di peso questa pubblicità e spiegarci in pochi minuti perché avremmo tutti dovuto capire già allora, davanti alla televisione, che questo paese sarebbe stato destinato al declino, rapido e inesorabile. In ogni caso, un rapido sguardo ai commenti su youtube a quello stesso video potrà dirvi molto di quanto Michele sia diventato un’istituzione italiana e di quanto Glen Grant goda di cattiva fama. Altro tormentone era questo, in cui Michele, dimostrando di essere un vero esperto, riconosceva il suo whisky preferito nonostante l’uso di bicchieri che avrebbero trasformato qualsiasi distillato di malto in un informe concentrato d’alcol:

Poi, negli anni ’90, la svolta mistica, sull’onda di filmoni tipo Braveheart e Balla coi lupi: Michele era chiuso da ore in bagno con la hostess dell’aereo che aveva appena sedotto parlando di whisky (a chi non è capitato, suvvia?!?) e i creativi della Ramazzotti devono aver pensato che qualche immagine evocativa e una colonnasonora-qualsiasi-basta-che-ricordi-Enya-e-un-film-che-si-svolge-in-un-passato-indefinito-ma-affascinante (ndr: erano i Capercaillie, per lo meno scozzesi) sarebbero stati sufficienti per evocare sommovimenti celtici nel pubblico televisivo. Non so come siano andate le vendite in quegli anni, ma di certo il celtico tirava, tant’è che un raffinato perito elettrotecnico in canottiera della provincia varesotta più o meno con lo stesso stratagemma poteva conquistare per sé e i brillantissimi figli un futuro luminoso grazie a quel passatempo facile facile che è la politica.

Poi, sempre aspettando che Michele uscisse dal bagno, i creativi di cui sopra devono aver detto: “sai che c’è? ci mettiamo Gassman figlio, al posto di Michele!”. Così accadde, gli spot nuovi sono pietosi forse perfino più di quelli del passato, insomma: meglio lasciar perdere. Ad ogni modo, quel che è indubbio è che la distilleria di Rothes, unica di proprietà italiana (Campari), è sempre stata presente nelle case e nell’immaginario collettivo degli italiani: a dispetto di una popolarità inversamente proporzionale alla stima di cui gode, i suoi whisky sanno essere magnifici, come sappiamo anche noi. Ma assaggiamolo, suvvia, e col bicchiere giusto. Il colore: chiaro. Il gusto: pulito. Ma è Glen Grant! Ops, scusate… Colore: paglierino chiaro.

N: spensierata gioventù, leggerezza che combacia con semplicità. Al di là di una nota maltosa davvero predominante, emerge una sensazione di frutta candita (pera candita su tutto), di mele, di frutta gialla (pesca bianca? ma non hai detto gialla? sì, ma…). Un velo di miele e vaniglia. Tutto molto zuccherino, tenue, profumato; sentori di mandorla e fiori freschi. Un lieve limone, un che di bergamotto. Non male, semplice e scopertamente giovane, ma gradevole.

5anniP: il corpo è molto acquosetto, forse troppo? Si esalta ancora di più il lato newmake-ish, con note di lieviti e frutta candita. Ancora mandorla, la frutta secca pare più presente che non al naso; malto, malto, malto. Non troppo dolce, con leggere note – però – di vaniglia. Semplice, ancora, e certamente non di intensità memorabile; molto beverino, però, e d’altro canto è il suo scopo…

F: malto e frutta secca, ancora un po’ di note ‘grappose’ (canditi). Pulito pulito (un senso di erba fresca), non molto intenso.

Costa 10 euro, che volete di più? Di certo, è un whisky giovane e semplice, leggero, da bere come aperitivo, magari ricordando i tempi spensierati degli spot spacconi ed esibendo bene bene l’italica mascellona: 77/100.

Sottofondo musicale consigliato: SandraIn The Heat Of The Night

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9 thoughts on “Glen Grant 5 yo (2013, OB, 40%)

  1. Io il 5 yo non lo butto via di certo, meglio di un Jack daniels sicuramente,
    e poi con il 5 anni ci fai un risottino giallo che è la fine del mondo (magari con leggera aggiunta di polevere di liquirizia che con lo zafferrano spacca).

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