Lo avevamo provato al Whisky Festival di Monaco di Baviera di qualche anno fa con grande curiosità e ci aveva molto incuriosito. Poi Zuc ne aveva assaggiato un altro a Tokyo che non lo aveva esattamente stregato. Oggi torniamo a bazzicare il whisky della distilleria giapponese Shizuoka, di proprietà dell’importatore Gaia Flow, famosa per aver rilevato uno dei tre alambicchi della mitica Karuizawa, smantellata nel 2011.
L’imbottigliamento “United S” è realizzato blendando il distillato di entrambi gli spirit still della distilleria: il Pot Still K, (ex Karuizawa) e il Pot Still W, a fuoco diretto. Quali le differenze? Beh, il primo è di fabbricazione giapponese, ha un collo di cigno lungo e sottile, è riscaldato a vapore e produce uno spirito delicato e fruttato; il secondo è un Forsyth’s scozzese riscaldato a fiamma diretta alimentata a legna, e dà vita a uno spirito corposo, potente e dalle note quasi “bruciate”. Ah, dimenticavamo: il malto è un mix di orzo giapponese, beer malt e malto scozzese torbato e non.
Questa è la first release, che nell’idea del fondatore Taiko Nakamura dovrebbe entrare a far parte del core range. Invecchia in botti ex bourbon ed ex vino, l’outturn è di 5mila bottiglie. Il colore è paglierino carico.
N: un bel mix cremoso di frutta, con parecchio melone, banana e pesca bianca. Il distillato è abbastanza evidente, il che è coerente con l’età infantile dell’imbottigliamento. Acqua di cocco, pera, macedonia sciroppata. Ecco, la frutta – che è bella pimpante – è al contempo anche un po’ monodimensionale, dolcina senza particolari scintillii di profondità. Uva bianca, mele tagliate. Continuiamo a sentire variazioni sul tema della frutta zuccherina bianca. Molto fresco, forse con un’idea lontana non di fumino leggero. Col tempo sembra un po’ farsi più strutturato, con guizzi di cannella, macaron al limone e cereali. Cereali inzuppati nel té al limone con il latte e lo zucchero.
P: il corpo è immediatamente notevole, perché subito il sorso sembra oleoso e pieno. La dolcezza è ancora presente, ma è come se fosse sotto steroidi se paragonata a quella dell’olfatto: banana flambé, zucchero flambé, melone giallo (no, questo non flambé). Alla frutta precedente si aggiungono anche sensazioni di ananas cosparso di zenzero in polvere e litchees. Un accenno un po’ più evidente di fumo di candela. Semi di finocchio a rendere il retrogusto più fresco e vegetale. Sorbetti e gelato alla vaniglia tanto per gradire.
F: lascia un perdurante effetto di birra dolce, cumino e oleosità.
Ci sono pareri molto discordanti in Rete, ma noi dichiariamo subito di stare fra i sostenitori di questo “United S” con un 86/100. Sì, soprattutto al naso è un filo troppo semplice e giovane. Ma il palato è sorprendente, ha uno spessore che non ci si aspetta da un NAS e soprattutto non da un giapponese. Si sente il lavoro di uno dei due alambicchi, quello più robusto. Nel complesso un whisky godibile e ben equilibrato, che lascia intravvedere ancora meglio le potenzialità della distilleria.
Sottofondo musicale consigliato: Judas Priest – United