
Nella nostra cauta ma costante conquista del mondo del whisky, partita dai parcheggi malfamati della Brianza e arrivata alla seconda serie di imbottigliamenti col nostro marchio, la presa di un avamposto come Monaco di Baviera è sicuramente un passaggio importante. Già, perché tra una nota “tropicale” e una metafora sexy, tra un cazzeggio e un barile, ridendo, scherzando e sempre bevendo abbiamo partecipato alla nostra prima fiera fuori dai confini italiani, e ne siamo rimasti elettrizzati, come disse un condannato alla sedia in un penitenziario texano.
Scherzi a parte, grazie all’immenso e sempre elegante Randy di Tara Spirits, nostro Pigmalione e distributore in terra teutonica, tre di noi hanno portato con orgoglio la bandiera di WhiskyFacile alla Muenchen Spirits lo scorso weekend. Oltre ad aver praticamente divorato tutte le scorte di bretzel della fiera, è stata anche una grande occasione per fare due chiacchiere con gli appassionati locali, di parlare un po’ di noi, di confrontarci con un pubblico diverso sulle nostre ultime releases. Abbiamo imparato che le espressioni di gioia quando si assaggia un buon single malt sono uguali a Milano come a Monaco, che i gatti piacciono a tutte le latitudini e che a grande sorpresa i tedeschi hanno imparato a fare un accettabile caffè espresso. Insomma, è stata davvero una grande tre giorni e noi da bravi italiani baffi neri e mandolino volevamo ringraziare dell’accoglienza.
Però, dato che la regola “se si beve, poi si recensisce” è ancora d’oro, ecco qui sotto una piccola rassegna di quel che abbiamo assaggiato da quelle parti. Note volanti, prese al banchetto.

Bowmore 18 yo Signatory Vintage (2001/2019, Signatory, 55.4%)
Le voci si diffondono veloci, quindi appena abbiamo sentito qualcuno decantare un Bowmore Signatory dal banchetto accanto al nostro ci siamo precipitati cantando come i The Killers “Somebody told me you had a Bowmore” e abbiamo grabbato un sample. Sherry butt finish, 692 bottiglie. C: rame carico. N: esteri spinti, tocco sulfureo. Il fumo c’è, ma non è denso. La frutta è acida e tropicale, si va dal kumquat al mango essiccato, passando dal mandarino e dall’albicocca secca. Qualcosa di vomitino di bimbo. Pian piano note di candela e caffè torrefatto, ma acerbo. In realtà forse più caffè di cicoria, perché qualcosa di erbaceo e fresco si sente. P: eh, una bella sberla, di quelle che suonano bene però. Molto più torbato del previsto, con frutta e fiori bruciati. La parte minerale è molto spinta, con sale, ciottoli e arachidi salate. Molte braci, caldarroste anche. Non sembra neanche Bowmore, se si eccettua quella splendida dimensione di crema di frutta che ci fa sognare. Zucchero bruciacchiato e arancia amara. F: medio lungo, oleoso, tannico. Carne affumicata e frutta cotta.
Un Bowmore molto più torbato del solito, con un corpo corazzato dopo un naso su note acide. Ha bisogno di parecchio tempo, e dopo qualche minuto che ce lo eravamo dimenticato nel bicchiere è come rinato, le asperità si sono dissolte e tutto è andato a posto. Un bell’88/100.

Glenlossie 46.118 “Deep armchair satisfaction” (1992/2021, SMWS, 54.4%)
Un Glenlossie di 28 anni della Society, invecchiato in first fill Oloroso barrique. Outturn di 249 bottiglie. C: rame. N: un succo di gioia. La tropicalità è nucleare, c’è un nocciolo aromatico di papaya attorno al quale ruota vorticosamente tutta una galassia di altre note fruttate: tanto agrume dolce (mandarino, arancia rossa), prugne, albicocche… La frutta è a un livello di evoluzione superiore, dolce e caramellata. Un velo di rancio, come nei vecchi cognac, suggerisce l’ossidazione, probabilmente dello sherry. Note di uvetta e datteri dragée nel cioccolato completano la cosmogonia. P: straordinario, ancora per quella sua succosità così unica e così soddisfacente. Alla frutta del naso si aggiungono pesca, pompelmo rosa e frutta secca. In generale, è un palato masticabile e goloso, con crostata di noci pecan e pastafrolla, che nel retrogusto si fa più secco, con pepe, zenzero e cuoio. F: continua la severità, con legno, spezie e datteri non dolci. Asciutto, magnifico.
Un 91/100 totale e ben guadagnato. Il barile è possente, ma mai eccessivamente astringente e ruvido. Il fatto che la frutta succosa sia così dominante e meravigliosa significa che il distillato è invecchiato bene, imponendosi sul legno. Il che non è per nulla scontato. Glenlossie si conferma malto di potenzialità incredibile.

Shizuoka Peated single cask for Chagata Park (2018/2022, OB, 64.8%)
Accanto al nostro banchetto c’era il piccolo paradiso di Japanwhisky.de, lo shop specializzato in malti dal Sol Levante di Jürgen Liebenau. Il quale, da splendido compagno di banco, ha voluto condividere con noi il single cask #215 di Shizuoka, un private casking per uno shop di Osaka, Chagata Park. Shizuoka è una distilleria aperta nel 2016 dalla compagnia Gaia Flow, ma è nota soprattutto per aver rilevato uno dei tre alambicchi di Karuizawa. Questo è l’ex bourbon cask 2018/215, prodotto da malto torbato e invecchiato tre anni. C: oro. N: una torba intensissima, ma eccentrica, sale al naso dal bicchiere. Fumo freddo e chimico, come da un motore a scoppio. Ci sono nafta, fuliggine e qualche altra sporcizia interessante. Anche pesce, per esempio. Un naso molto elementare, nel senso che è tutto concentrato sul distillato e gli aromi primari. Il barile dà al massimo qualche tocco di caramello, vaniglia e limone. L’alcol è evidente ma mai violento. P: qui la ferocia del tutto prende il sopravvento, nel senso che l’ingresso è violento, con una bruciatura che non lascia scampo. Cenere, soprattutto, cenere ovunque. Abbastanza sfidante, però con qualche goccia d’acqua esce l’orzo torbato, un pizzico di pasta salata lievitata, forse del burro fresco. F: lunghissimo, dolce, con zucchero e ancora attrezzi del camino coperti di cenere spenta.
Di sicuro sanno come fare un torbatone, questi di Shizuoka. Feroce nella sua implacabile nota bruciata, paga un po’ la gradazione mostruosa in termini di bevibilità. Però il materiale di base c’è, si sente. Perché il distillato ha spalle grandi e uno sviluppo interessante. Ripasseremo volentieri, intanto diamo un 86/100 di incoraggiamento.
Sottofondo musicale consigliato: The Killers – Somebody told me