Prima che il baffuto Fabio Ermoli partisse per il suo buen retiro ellenico, dove distilla il gin Taxidi che gli ha fatto vincere una medaglia d’oro ai World Gin Awards, siamo passati a trovarlo in ufficio, proprio mentre Jasmine Paolini vinceva la semifinale di Wimbledon. Due chiacchiere di qui, un racconto delle meraviglie botaniche di Antiparos di là, e alla fine siamo tornati a casa con i samples della nuova release di Valinch & Mallet. Si tratta di 4 rum (come sempre a grado pieno, non filtrati e non colorati) e un cognac (che berremo con calma più avanti). Sui rum, come ormai tutti sapete, Fabio e Davide (Romano, il “mallet”) stanno facendo un eccellente lavoro da anni. Ci aspettiamo sorprese e ricchi cotillon.
TDL Trinidad 14 yo (2009/2024, Valinch & Mallet, 51.3%)
Rum da melassa distillato in column still, 5 anni di invecchiamento tropicale, 330 bottiglie. La distilleria fa parte del gruppo Angostura C: paglierino. N: brillante ed esuberante, la frutta è fresca (ananas), con una certa parte floreale. Acqua di rose, pastiera napoletana, Anche susine gialle e marmellata di albicocche. Spezie leggere, cannella e noce moscata. La cosa che colpisce di più è la delicatezza: un naso leggero e piacevole. Col tempo esplode il cannoncino di Panarello, ovvero pasta sfoglia, crema alla vaniglia e zucchero a velo. Tanto vanigliato ora, torta paradiso senza fine. P: riesce a mantenere questo carattere fruttato nonostante un’intensità totale e una certa severità, data dal fatto che in generale rimane poco dolce. Intendiamoci, il primo sorso è di pera sciroppata e mandarini caramellati, ma prestissimo subentrano le note tostate e un potente pizzicore di alcol e pepe, zenzero anche. Il secondo palato è ancora tostato (mandorla), con legno e vaniglia. F: molto equilibrato e abbastanza lunghetto, con un mix di note legnose, amarognole (a noi vengono in mente le bucce di pompelmo) e fruttate.
Un rum educato senza rinunciare al carattere. Spesso i single cask di rum a grado pieno rasentano la violenza fisica, invece qui le suggestioni sensoriali sono tutte ben bilanciate, non ci sono eccessi particolari. 87/100
Foursquare Barbaros 17 yo (2006/2024, Valinch & Mallet, 56.8%)
Blend di rum distillati da molassa in pot still e a colonna, parzialmente invecchiato ai Tropici. 270 bottiglie. C: mogano rossastro. N: più profondo del precedente, con frutta cotta e smalto. Come se nel pentolone delle mele e delle pesche cotte della nonna, insieme a cannella, chiodi di garofano e zucchero, ci avessero versato anche la vernice fresca. Eppure quella parte eterea di smalto contribuisce a mantenere l’olfatto scattante. Molta vaniglia, spunta anche cioccolato al latte, marmellata di ciliegie. Si arrotonda e addolcisce col tempo. Qualcosa di maraschino pure, ma sul lungo è l’arancia a prendersi la scena. P: punchy, lo definirebbero gli inglesi. Nel senso che un pugnetto palatale te lo dà subito. Intensità ad alti livelli, con un alcol ben evidente e parecchio legno, ovviamente con le spezie di contorno (soprattutto chiodi di garofano e anice stellato). Carruba, qualcosa di tabacco in crescita. Il secondo palato si fa ancora un po’ smaltato e citrico. F: molto lungo, pompelmo rosa e legno, chicchi di caffè tostati.
Peso massimo che sembra giocare un altro gioco rispetto al TDL, nel senso che è come guidare un van dopo aver guidato una spider. Meno beverino, più intenso, e anche più impegnativo. Un dram dura per una sera, sono due sport proprio diversi, ma li pratichiamo volentieri entrambi. 88/100.
Clarendon Jamaica 13 yo (2010/2024, Valinch & Mallet, 56.6%)
Rum di melassa distillato in pot still. 10 anni di invecchiamento caraibico, 334 bottiglie. C: ambrato. N: della Jamaica ha subito questo vortice di frutta tropicale che ti trascina via, ma gli esteri sembrano essere sotto controllo, non hai quella sensazione che qualcuno abbia proditoriamente messo del Crystal Ball nel tuo bicchiere. Prima sensazione: succo di frutta tropicale di quelli misti. Poi, concentrandosi, si isolano ananas maturo, mango, della bella maracuja. Inebriante, raramente abbiamo sentito una tale bomba esotica. I congeneri degli esteri sono lì, qualche puntina più fiammante al naso si sente, ma niente scalfisce la frutta. Al massimo un po’ di vaniglia, un accenno floreale, gelatina alla fragola e limone. Ma l’aggettivo vero è uno, è il solito, è il nostro preferito: tropicale! P: esiste il diesel tropicale? Un carburante che mischia idrocarburi e ananas… No? Eh, peccato. Attacca così, con il succo tropicale di cui sopra a cui però si collega una parte quasi bruciata, piacevolmente sporca, di fuliggine e metallo riscaldato. Allappa un pochino e qui la parte di esteri alza la cresta. Il risultato è una sorta di asfaltatura della cavità orale, che viene un po’ anestetizzata dall’alcol e dalla potenza aromatica del distillato. Castagne cotte (non arriviamo alle caldarroste) e foglie di tabacco. F: medio lungo, un po’ meno dirompente, ancora su frutta esotica cotta, caraway e caffè di cicoria.
Il più complesso finora, con una potenza di fuoco esuberante. Il naso è indimenticabile, il palato è più aggressivo ma anche lui ti si inchioda nel cervello e sulla lingua per un tempo indefinibile. Che grande rum: 90/100.
Brasil 13 yo (2011/2024, Valinch & Mallet, 52.1%)
Rum da succo di canna e melassa distillato in colonna alla Epris distillery. Invecchiato 6 anni ai Tropici, 265 bottiglie. C: oro antico. N: inizialmente chiuso e timidino, almeno paragonato agli altri della batteria, ha bisogno di qualche minuto per ambientarsi. Poi comincia a sprigionarsi una mela a 360 gradi, che va dalla renetta, un po’ acidina, al sidro, fino al Calvados. Rispetto agli altri, c’è una nota erbacea più distinta, che parte dal lemongrass e arriva fino alle porte del coriandolo e della menta (non è così intensa). C’è poi qualcosa di inorganico, tra il guscio di noce lasciato lì a macerare e la stuoia un po’ umidina. E col tempo emerge quasi una nota profumata, di acqua di colonia e acqua velva. Molto curioso, e cangiante. P: il più diverso, anche al palato: si apre come un distillato di frutta, tipo le schnapps di pera tedesche, poi subentra la parte zuccherina del succo di canna fermentato, con anice e semi di cumino confettati, quelli del ristorante indiano. L’alcol è ben integrato, emerge una nota di banana verde. F: non lunghissimo, ancora su banana verde, succo di canna e anice stellato.
Senz’altro interessante, ma non solo perché è un profilo abbastanza unico. A colpire sono l’equilibrio e la bevibilità, che non sempre sono la prima qualità di single cask di rum a grado pieno. Invece qui va giù a garganella. 86/100