Glenghiri, come si dovrebbe pronunciare questa distilleria – che a dispetto della pronuncia non ha nulla a che fare con i roditori pigri – è uno dei pochi nomi scozzesi attivi fin dal XVIII secolo. Fondata nell’Aberdeenshire nel 1797, oggi è di proprietà del gruppo Suntory. Siccome ormai ne sapete più di noi, non staremo qui a farvi la storia della distilleria, ma ci limitiamo a segnalare che negli anni ’60 era – insieme a Brora – l’impianto deputato dall’allora proprietario DCL (poi Diageo) a produrre single malt torbato. Ecco perché se ne trovano di belli fumosi, soprattutto fra gli indipendenti degli anni ’70. Va beh, torniamo a noi: è un 15 anni in sherry dal core range che spicca nel panorama degli sherry monster. Sia per lo stile, sia per il fatto che è imbottigliato (quasi) a grado pieno. Il colore è un rame rossastro.
N: l’alcol risponde presente ancor prima di bussare. Pungentino, fin da subito. Poi le prime note che arrivano sono più di “matured” che di “sherry”, ovvero legno umido, cantina, scale ammuffite che portano in segrete medievali. Senz’altro abbastanza scuro, anche se non raggiunge abissi di profondità esaltanti. Ci sono prugne secche, datteri, arance rosse un filo sulfuree, poi una bella puntina floreale che rende tutto un minimo grazioso. Cioccolato al latte, poi ecco quell’acidità da vino di certi sherry moderni. Geleé ai frutti rossi, ma non frutti rossi polposi e freschi. Diciamo un’altra cosa: ci sono guizzi un po’ selvatici di distillato che non ci aspetteremmo da un 15 anni.
P: beh, al palato ci fa un’impressione migliore. Il grado alto qui è un plus, sostiene bene i sentori di sherry, dal tabacco al mix di uvette e prugne secche di cui sopra. L’acidità vinosa è piacevole, fa salivare: granatina, qualcosa del rabarbaro e del vermut addirittura. Erbe medicamentose, fava tonka, chiodi di garofano e una certa robusta quantità di chinotto. L’alcol è estremamente integrato, stupisce soprattutto se confrontato con le intemperanze del naso. Col tempo, noci.
F: molto equilibrato, lungo e cioccolatoso. Le classiche praline con ripieno di quercia. Non esistono? Eh, ma che noia, allora diciamo cioccolato fondente, noci e mirtilli rossi essiccati, contenti?
A un naso non particolarmente sexy segue un palato molto soddisfacente e anche sorprendente, dato l’avvio così così. Uno sherry di quelli maschi ma non maneschi, in cui non si cede alle marmellate e alle sbavature di caramello di certi “sherry seasoned” contemporanei. Rimane sostanzialmente uno sherry vecchio stile, anche se non con le complessità dei vecchi suoi simili. Votare è difficile, diremmo un 85/100.
Sottofondo musicale consigliato: Florence + The Machine – Kiss with a fist