Cos’hanno a che fare la costa settentrionale delle Highlands più estreme e le pacifiche isole delle Antille? Niente, direte voi, giusto le acque dell’Atlantico, anche se fare un bagnetto ad Aruba non è la stessa cosa di tuffarsi a Thurso. Ad ogni modo, avete ragione, non c’entrano una mazza. Però il mondo va così, mica sempre si può pretendere la ragionevole logica nelle cose. E dunque, eccoci a recensire un single malt della più settentrionale distilleria della Scozia continentale, Wolfburn, affinato in botti di rum caraibico. Che è un po’ come Babbo Natale in bikini o Giacomo a una gara di body building: cose improbabili da provare.
Meno filosofia, più alcol. Andiamo al sodo: small batch release di 2900 bottiglie, prima maturazione in first fill bourbon hogsheads, seconda in rum barrels appunto. Lo abbiamo recuperato all’ultimo Milano Whisky Festival al banchetto di Spirits & Colori, che lo importa. Il colore è paglierino.
N. Più Caraibi che Scozia, fin da subito. Una vibrante dolcezza molto gialla ci accoglie, sotto forma di aromi fruttati che vanno dalla pera all’ananas, fino al succo di mango. Fresco, con una punta di aloe ad amplificare questa sensazione di freschezza. Poi accade una cosa strana: mentre sentiamo suggestioni di Pastiglia Leone al limone, siamo colti da un’epifania, ovvero il Sauvignon. Non sappiamo da dove arrivi questa nota vinosa, ma è croccante e palpabile, con lampi di frutta bianca (soprattutto melone). Chiude il naso la parte più evidentemente dettata dal bourbon, con vaniglia, banana, biscotti al burro. Un gelato panna e ananas con del talco spolverato sopra.
P. Giovane, la dolcezza è ancora protagonista ma in maniera sobria, con un limone (anzi, limoncello!) esuberante. L’ananas ora è più acerbo, compare una sfumatura erbacea che rende tutto un filo più amarognolo. Niente più suggestioni vinose, restano la frutta gialla, l’albedo di limone. Orzo dolce, bolo de arroz (i dolcetti di riso portoghesi). Il corpo è interessante, la parte erbacea è in crescendo (acqua di cetriolo, betulla), il mouthfeel è così così: “lega” un po’…
F. Pulito ma amarognolo, indivia, zenzero, mandorla e buccia di pesca bianca.
A un naso interessantissimo e ben riuscito segue un palato meno emozionante, in parte per l’inattesa virata amarognola che non ci saremmo aspettati da un mix di botti first fill bourbon e rum. Intendiamoci, non è per nulla cattivo, lo spirito fresco di Wolfburn ben si presta a questo tipo di maturazione. Solo qualche anno in più forse avrebbe levigato le imperfezioni soprattutto al palato e nel finale. Promosso pienamente comunque, viva gli esperimenti quando riescono: 84/100.
Sottofondo musicale consigliato: Millencolin – Penguins and polar bears
