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Mars The Y.A. n.1 (2022, OB, 52%)

Scusate l’attesa, come disse lo stitico finalmente liberato. Ci siamo presi un piccolo periodo sabbatico per permettere a uno di noi di riprendersi dalle brutte settimane calcistiche che hanno funestato il suo umore, ringalluzzendo parallelamente la joie de vivre di un’altra parte consistente di WhiskyFacile. Ad ogni modo, torniamo ad arricchire la rete con le nostre opinioni e lo facciamo volando in Giappone, ahinoi soltanto idealmente, per recensire un imbottigliamento curioso che abbiamo rapinato con destrezza sotto forma di sample al banchetto di Fine Spirits all’ultimo Milano Whisky Festival.
Si tratta di un blended malt che unisce whisky delle due distillerie di proprietà del gruppo Hombo Shuzo, Shinshu e Tsunuki, e invecchia in botti di bourbon a Yakushima, un’isola tropicale nell’estremo sud dell’arcipelago giapponese. Va beh, fatta sta premessa inutilmente geografica ma carente (qual è il pil di Yakushima? Quale la sua economia? Quanti impiegati nel terziario? La gente vuole sapere!), passiamo al whisky. Il colore è oro zecchino.

N: pimpante e piacevole fin dal primo naso, con un mix equilibrato di freschezza, dolcezza e agrume. C’è del cedro, forse addirittura cedro candito o sciroppato, che ricorda il gelato alla frutta. Sorbetto alla pesca anche. Una punta asprigna rimanda non solo all’agrume, ma anche alla mela verde. L’aspetto più divertente è questa trama che alterna screziature acidule e una dolcezza carica, di vaniglia e meringa: ci ricorda gli “ovos moles”, i dolcetti all’uovo portoghesi tipici di Aveiro. Corrado, che è un esteta rubato al XIX secolo, sostiene profumi di “quei cocktail pre-proibizionismo con l’albume sbattuto” e noi ci genuflettiamo davanti a certi riferimenti storici. Un bel naso, con anche un che di papaya disidratata.

P: eh, qui il magico equilibrio fra le parti va a farsi benedire da qualche monaco scintoista. L’acidità prende possesso del palato, del whisky, delle due distillerie, dell’isola e di tutto il Pacifico meridionale. Limone, limonata e qualcosa di rum bianco che fa salivare attivando ogni tipo di ghiandola nascosta nella cavità orale. Anche l’acidità di certi cioccolati e delle amarene. Mela renetta, pure. Insomma, si è capito che è acido, acida, acido, acida?… Una nota torbata si fa apprezzare qui e là, con anche un discreto apporto di sali minerali. Pepe a chiudere. Ecco, una nota di merito al fatto che l’alcol sia ben integrato.

F: corto, astringente, con ancora un filo di torba: un rhum agricole salatino e con un accento fumè.

Quanto ci fanno imbestialire i whisky bifronti, quelli che si dividono clamorosamente nelle due fasi, sicché una delle due è entusiasmante e l’altra deludente. Questo è il caso da manuale, con un naso davvero ottimo, espressivo e non scontato, seguito da un palato affilatissimo, contundente, che divide in profondità il pubblico. E divide anche noi, che scissi tra la parte intellettuale e quella sensuale ci troviamo a dare un 84/100 che non dice molto, se non che bisogna concentrarsi di più sull’effetto finale del sorso. E anche sul packaging: sembra un succo di frutta da distribuire nelle scuole materne…

Sottofondo musicale consigliato: Outkast – Hey ya

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