La settimana scorsa il baffo più conosciuto di Milano (se la gioca con Corbetta e Tagliabue) ha vinto un trofeo. Fabio Ermoli ha portato a casa una medaglia d’oro agli Awards… “del whisky”, direte voi! E invece no, del gin. Il suo Taxidi, il gin che da qualche anno distilla sulla sua cara isola greca di Antiparos, ha trionfato ai Gin Awards e noi siamo molto contenti per lui.
Ora, siccome è piuttosto ironico che dopo una carriera nel whisky il riconoscimento arrivi dal gin, corriamo con una recensione a ricordarvi che il caro Fabio non se la cava male neanche nello Scotch. E dunque recensiamo oggi un imbottigliamento di Valinch & Mallet che gli sta particolarmente a cuore: ovvero il terzo barile mai distillato dalla Speyside distillery, inaugurata nel 1990. Non capita tutti i giorni di avere in casa il terzo barile nella storia di una distilleria, eh? Ad ogni modo, è un hogshead ex sherry Pedro Ximenez da cui sono state riempite 245 bottiglie. Il colore è un bel cremisi.
N: sa di Natale come il giaccone rosso di Santa Klaus. Solo che per fortuna non sa di renne e anziano, bensì di spezie. Una slitta piena di spezie. Note di vin brulé, con tanto di cannella e chiodi di garofano. E ancora panforte, uva passa, datteri e canditi di arancia. Insomma, tutto l’armamentario che ci si aspetta da una maturazione così lunga in PX. Eppure rimane abbastanza fresco, il che è un mezzo miracolo, considerando che col tempo emergono anche cioccolato al latte, babà e maraschino. Una supposizione: riesce a rimanere fresco per un senso quasi balsamico ed erbaceo, che ricorda i semi di cumino che al ristorante indiano ti offrono per pulire il palato.
P: abbastanza astringente sulle prime, con inevitabili sentori di legno e tannini. Parecchia liquirizia, esplode la bomba delle note del barile. La frutta è vivace, più acidina che succosa: bucce di prugna, ribes, aceto di sherry. Rimane la dimensione di pasticceria natalizia, con pan di spagna inzuppato nel maraschino e boeri. Che non saranno prettamente natalizi ma insomma, non è che si mangino a Ferragosto. Le spezie non mancano, soprattutto pepe e parecchia paprika. Legno umido quanto basta, forse un filo di più di quanto basterebbe.
F: non lunghissimo, cioccolato ai frutti rossi, liquirizia e foglie di castagno.
Trent’anni in PX non sono uno scherzo. Riesce però a rimanere teso al naso, senza degenerare in certe poltiglie di dolcezze poco attraenti. Al palato mostra leggermente la corda, la sensazione è che l’abbiano preso appena in tempo prima che il legno instaurasse una dittatura sensoriale. Invece non diventa mai eccessivamente tannico e nel suo genere è un gran bel whisky: 89/100.
Sottofondo musicale consigliato: Deportivo – L’immobilitè