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yamazaki ‘smoky batch – the first’ (2023, OB, 43%)

Dopo l’Hakushu dell’altro giorno, affrontiamo “con viva e vibrante soddisfazione”, come il fu presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, la seconda limited release lanciata da Suntory nell’anno del centenario di Yamazaki appunto, la prima distilleria di whisky giapponese. Quel che non vi abbiamo detto è che si tratta di due NAS per il duty free, ma tanto annoicelihaportatiaCcorrado, checcazzocenefregannoi. Yamazaki, per i pochi che ancora non lo sapessero, è la distilleria fondata da Shinjiro Torii, uno dei due padri del single malt giapponese insieme a Masataka Taketsuru. Si trova a Shimamoto, nella prefettura di Osaka, e produce un distillato ricco, solitamente invecchiato in botti di sherry. Uno Yamazaki (Sherry cask 2013) è stato il primo giapponese a vincere il premio di migliore al mondo della Whisky Bible di Jim Murray. Insomma, Yamazaki è uno dei totem della categoria, e assaggiarne uno insolitamente affumicato ci incuriosisce assai, quasi come l’idea di assaggiare l’ortolano, l’uccellino che in Francia annegano nell’Armagnac prima di mangiarselo intero. Va beh, abbiamo fame e si vede. Ma abbiamo anche sete: il colore è oro, si beva.

N: una splendida e avvolgente nota di miele e Sauternes che non si sa da dove arrivi ma è una goduria. C’è dell’albicocca, ma ancor più precisamente il sughetto delle albicocche in macedonia. I Beatles canterebbero “Apricot fields foreveeeeer”. La dolcezza però non è stucchevole, ma mitigata da un’aria leggera, minerale e balsamica: frutta e rocce, come in una natura morta cinquecentesca. Ecco poi una croccantissima sensazione di pere, le pere rosse per essere precisi. Tutto si gioca fra frutta e freschezza minerale, un attimo sembra platano, l’altra ci si immagina un ruscello fra i sassi, poi dell’ananas, poi del gesso. E la parte “smoky”? Lontana, lontana, un’idea come un’altra canterebbe Paolo Conte. Oggi ci gira così, citazionismo canterino…

P: super oleoso e avvolgente, molto compatto. Il primo palato è una frutta sciroppata in cui qualcuno con un gran senso dell’umorismo ha messo dei pezzi di wurstel. Il bello è che questo mix di note affumicate meaty e dolcezza fruttata è pure piacevole. Olio di nocciole, o meglio: quel velo di olio che si forma sulla superficie del burro d’arachidi quando non lo usate da un po’. Corrado in queste visioni è inarrivabile, Steve Jobs al confronto era un burocrate pidocchioso e miope. Di nuovo ananas arrosto, pere, mele, macedonia. C’è quasi una sensazione di OBE, l’old bottle effect, con una carta patinata e un filo di cera. Il che è curioso per un NAS del 2023. Molto spesso, denso.

F: nocciole affumicate, albicocche secche, cioccolato. Di nuovo bello oleoso.

Non lo avremmo definito “smoky” in etichetta, per di più con una (bellissima) confezione color grigio fumo di Londra. Non lo avremmo fatto perché questo packaging tende a creare aspettative di torbature possenti, e invece qui siamo nel territorio sempre delicato dello stile giapponese. Il filo di fumo lega insieme i sapori, ma non è mai protagonista. Lo sono invece la frutta e soprattutto quel corpo masticabile e oleoso che ci fa molto godere. Un whisky esperienziale, a cui forse se dobbiamo trovare un difetto potremmo dire che manca un po’ di identità. Insomma, si sente che è un esercizio di stile. Comunque ben fatto. 88/100.

Sottofondo musicale consigliato: AC/DC- Cover you in oil

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