Poco è il liquido uscito dagli alambicchi di Ardnamurchan che ha avuto la fortuna di concludere il suo viaggio terreno nei nostri ampi e sfatti stomaci. Di fatto, abbiamo recensito solo due espressioni provenienti dalla distilleria di proprietà del gruppo Adelphi (no, non quelli dei libri…). E considerando che ha aperto nel 2014, diciamo che è tempo di darci un po’ dentro. Anche perché la prima release ufficiale ci aveva letteralmente conquistato.
Oggi dunque mettiamo a confronto un altro ufficiale, stavolta a grado pieno, con un single cask indipendente di North Star. Ringraziamo Pellegrini e Bejia Flor, che importano rispettivamente il core range e North Star, per i gentili campioncini.

Ardnamurchan AD/02.22 (2022, OB, 58.7%)
Per questa release sono stati usati 45 barili ex bourbon e 5 hogshead ex sherry. Totale bottiglie 12.886. C: paglierino brillante. N: non molto comunicativo alle prime, ha bisogno di un po’ di ossigenazione. Pian piano, le note fanno capolino una ad una. Prima tocca a un fumino leggero ed aromatico, come di incenso e foglie bruciate in un camino lontano. Anche cuoio. Poi tocca a una dolcezza delicata, di miele d’erica e soprattutto di burro fuso e zucchero, anzi pane burro e zucchero. C’è poi una screziatura abbastanza erbacea, tra le coccole di pino marittimo e il ginepro, ma non fresco e tannico, più quel profumo che si sprigiona quando i mixologist fenomeni affumicano le bacche per fare scena. Maraschino, ciliegie sotto spirito e una curiosa nota di crosta di pizza bruciacchiata nel forno a legna. Diluito, non cambia ma semplicemente diventa più loquace, dice le stesse cose con più facilità. P: impressionante equilibrio e altrettanto impressionante discrezione dell’alcol. Si apre oleoso e masticabile, tra mou, ripieno dello strudel spalmabile e lampi di cacao. Ma dopo l’ingresso dolce e liquoroso, l’influenza dello sherry si coglie meglio: il secondo palato si fa più astringente, con precise note vinose, marmellata di fragole, anice stellato, uvetta bruciata. Ecco, qui le cose si complicano: cresce il senso di tabacco bruciato piccante, e spunta anche una sorprendente acqua di salamoia delle olive. Con goccine d’olio, anche. Con acqua emerge un filo di legno bruciato in più, con liquirizia dolce e ancora ginepro e ginger ale. F: crosta di panettone bruciata, pepe nero, prugne cotte attaccate alla pentola. Torba e sale. Lungo e godurioso.
Siamo alti, e consapevoli di sbilanciarci come equilibristi con la labirintite diciamo 89/100. Non è che siamo impazziti, eh, ma qui siamo di fronte a un whisky davvero eccellente e non solo per la sua età. C’è una grande complessità, c’è un distillato spettacolare che forse è tra i migliori tre su piazza, c’è un uso intelligente delle botti e un alcol praticamente mai sopra le righe. Sarà che è proprio il nostro genere, con quel carattere marittimo che si fa sentire, ma ci siamo innamorati. Chi lo volesse, lo trova anche qui.

Ardnamurchan 2015 (2015/2021, North star, 52.5%)
Barile singolo ex bourbon maturato 5 anni, da cui sono state tratte 247 bottiglie. C: oro carico. N: subito babà, e non stiamo chiamando nostro padre mentre abbiamo il raffreddore, profuma proprio di torta inzuppata di alcolici vari. C’è subito una nota calda e zuccherina, da dessert, abbastanza appiccicosa: sciroppo, Vov, cedrata, cotognata… Dietro guizza una certa mineralità, fatta di polvere di gesso e spruzzi di acqua di mare, vaporizzata. Alcol totalmente assente, una bella brioche appena sfornata torna alla memoria. Che spettacolo. P: non può avere 5 anni, dai. Non è credibile. Si apre molto dolce, ancora sciroppato: pesche in scatola, miele a fiotti, sciroppo di arancia della granita. E poi vaniglia, mele golden succose, ananas (sciroppato ancora), dolcetti al cucchiaio tipo budino alla crema. La botte doveva essere incredibilmente carica, ma la questione è che non si sente minimamente la gioventù. Miracolo. Nel retrogusto spunta un accenno minerale, come di grafite, o di pietra focaia. F: torbina leggera, accenno di pepe bianco, pandoro vanigliato o sigaro vanigliato, o pandoro al sigaro o vaniglia al pandoro, insomma quella roba lì. Media lunghezza.
Strepitoso. Forse solo alcuni Bimber ci avevano dato la stessa sensazione di “whisky Benjamin Button”, cioè con un’età da scuola materna ma una maturità da prepensionamento. Qui siamo su territori dolci abbastanza spinti, ma non è mai e poi mai stucchevole, piuttosto è masticabile e piacevolissimo, molto concentrato sulle note del barile e del malto. Non complesso come il primo, ma piacione piacente. Ne berremmo mettendoci davanti all’autopompa dei Vigili del fuoco con la bocca spalancata: 88/100.
Sottofondo musicale consigliato: The Eagles of Death metal – I want you so hard(namurchan)