“From the oldest distillery on the Isle of Skye”, si legge sull’etichetta. Vien sempre da sorridere quando qualcuno si bulla di essere il più figo del pianerottolo: considerando che su Skye oltre a Talisker ci sono delle realtà nuovissime e infinitesimali (Torabhaig, Isle of Skye e Skye Bridge), sul serio vale la pena mettersi in competizione? Va beh, al netto di queste fisime mentali, siamo di fronte a un whisky of the Holy Mother, che tradotto fa “un whisky della Madonna”, per citare il mitico Pozzetto. Il 30 anni è un’espressione storica del marchio: comparsa per la prima volta nel 2006 tra le Diageo Special releases (noi abbiamo assaggiato quella del 2008), è stata nel core range dal 2011 al 2017, imbottigliata alla tradizionale gradazione di 45,8%. Dal 2021 è tornata, ma con grado più alto e le cifre 8 e 5 invertite. C’è gente che si diverte così a Skye, non sta a noi giudicare. Grazie ad Ansalone per il sample e anche per esistere: il mondo sarebbe senz’altro un posto più sicuro ma anche più noioso senza di lui. Il colore è un oro zecchino.

N: si apre su uno stratosferico tagliere di jamon serrano e prosciutto crudo affumicato di Sauris. Non abbiamo fame, solo proviamo a rendere il senso di sapida oleosità, con il grasso un po’ rancidino del primo, unito al senso umami e fumé del secondo. Dopo questo antipasto – o antiodore? – si spalanca una freschezza isolana e balsamica, fatta di pino (anche lui affumicato) e mare aperto, con gli scogli salati e le alghe e il vetiver. Ah, il vetiver non si trova al mare? Pazienza, ce lo avrà lasciato qualcuno. Le suggestioni si rincorrono, è una vertigine: c’è dell’insalata iceberg, poi c’è il limone, sia limone persiano affumicato sia Pastiglie Leone al limone. Evolve molto, una volta emerge il borotalco, un’altra la spiaggia fredda, un’altra ancora ricordi di ananas e mango. Roba da perdercisi.
P: un gioiellino dove tutto è al suo posto, come l’Uovo Fabergè. Elegante, un melange di torba minerale, sale, gesso, legno lucidato e mandorle. E con un’aura di pompelmo setoso che “eleva” il palato, nel senso che lo tiene sulla corda della vivacità, cosa non scontata per un whisky di 30 anni. Proprio questa tensione, con note di magnesia e agrume, è quello che colpisce di più. Non è per nulla seduto e fiacco: cenere salata e fredda ovunque (più del previsto), un filo di fumo, foglie di curry e quel pepe che da sempre è marchio di fabbrica. Anche un poco di mandarino.
F: frutta tropicale, sale marino, alloro, fumo e salumi sull’asfalto.
Senz’altro eccezionale per complessità, eleganza, e soprattutto intensità, anche di torba. Rimane vivido e scattante dopo così tanto tempo e forse è anche merito della gradazione più sostenuta del solito. D’altro canto, è un Talisker 30 e verrebbe da dire: “E ci mancherebbe”. Ecco, non è vero. Non è scontato un profilo così affilato. A noi è davvero piaciuto, e ancor di più ci ha sorpresi: 91/100. Se vi sentite ricchi, eccolo qui.
Sottofondo musicale consigliato: Casino Royale – Cose difficili, dedicato ad Alioscia Bisceglia, oggi anima dell’Elita Bar in zona Porta Genova.