Non abbiamo idea di come abbiamo fatto ad avere questo sample. Un’espressione invecchiata 11 anni in barili ex Pedro Ximenez, che ha dato 3.500 bottiglie destinate ai retailers danesi. Ora, potremmo raccontarvi che il fantasma di re Harald Blåtand, detto “Dente azzurro” per l’indubbia igiene orale, ci è apparso in sogno e ci ha omaggiato di questo campione prima di farci bere del sangue di montone e di farci recitare delle preghiere runiche rivolte agli Asi, ma evitiamo e beviamo. Il colore è un oro scuro.

N: il PX in tutto il suo arsenale di sensazioni sudicie: cuoio, pasta di cacao pura, polvere, terriccio umido che si usa per i gerani. Anche una bella scatola di sigari, però. Scuro, profondo, umido. Anche la frutta è totalmente PX, con uvetta, fichi secchi, prugne Sunsweet e arancia. Il legno c’è (noci, liquirizia), ma non è mai greve, invadente. D’altronde lo sherry è così dominante che col cavolo che si fa invadere. Di nuovo cioccolato (di Modica) e qualcosa di curioso, dolce e vegetale, che ricorda le carote cotte. Due gocce d’acqua fanno emergere nocciole e gianduia.
P: la cosa positiva è che è meno dolce del previsto. Quella negativa è che il distillato è un po’ scisso dalla vinosità. Che asciuga il palato in maniera violenta. Quindi, per provare a enumerare un po’ di tasting notes (siamo qui per quello, no? O preferite che vi parliamo dei nostri problemi di salute o dei nostri gusti letterari?), possiamo dire di nuovo cuoio, polvere di cacao, legno e segatura. La frutta si fa più “rossa” ma mai succosa, diciamo ribes disidratati. L’arancia è più che altro candita, a testimoniare un ritorno alla giovinezza e al distillato. Tanto pepe nero. Col tempo si sfarina un po’ e perde compattezza, peccato.
F: allappante, legnosetto e un filo alcolico. Diluito, diventa anche amarognolo e piccante. Tutti aggettivi non esattamente lusinghieri.
Proprio per questo finale, e in generale per il palato e il senso di scompostezza, non andiamo oltre l’81/100. Già il PX utilizzato in maniera così totalizzante non è la nostra tazza di té, ma finché si trattava dell’olfatto grossi difetti non ce n’erano. In bocca invece tutto va un po’ dove vuole e anche l’esperienza di bevuta ne risente.
Sottofondo musicale consigliato: Marilyn Manson – We are chaos