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Fary Lochan distillery edition batch #3 (2014/2021, OB, 47.3%)

Guido Poggia, che con “Barrel way” sta importando cose strambe dalla galassia del whisky, ci ha omaggiato di un campione di Fary Lochan. Che noi, essendo dei mentecatti con una scolarizzazione incompleta, non avevamo mai sentito. Suona molto gaelico, ma è una distilleria danese che sorge nella campagna di Give, a pochi km da Legoland. Particolarità del whisky, creato nel 2009 da Jens-Erik Jørgensen (strano che si chiami Jørgensen…), è il fatto che vengano utilizzate ortiche per essiccare il malto, al posto della torba. Un’idea mutuata dall’affinamento dei formaggi. E non sapete quanto ci costi trattenere lo scetticismo…
Questo imbottigliamento è un 7 anni, 6 passati in due quarter cask ex bourbon e uno in hogshead ex sherry PX first fill. In nome di Simon Kjaer, baluardo del Milan campione d’Italia, non ci deludere! Il colore è ambra carica.

N: pensate a un cassetto di legno pieno di arance dimenticate. Cereale caldo tostato, non esattamente affumicato, e torta di cereali un po’ troppo cotta. Però il naso è umido, come di pan di spagna imbevuto. Già, perché siamo nel mondo del PX, quello della vinosità (qui abbastanza contenuta) e della dolcezza: marmellata di pesche con Amaretto e cannella, merendine con marmellata di pesche, fichi secchi con le mandorle. Il legno – o forse le ortiche, chissà – butta fuori qualcosa di fresco e balsamico. Ribes acidini, uva Red Globe. Col tempo anche frutti rossi.

P: molto più gentile rispetto al naso, dove il legno era un po’ aggressivo. Un sorso morbido, cioccolatosissimo, con pan di spezie e altre note da sherry: marmellata di arance, uvetta bruciacchiata, zucchero demerara, pesche all’Amaretto. Cresce la frutta secca – arachidi tostate – e la spezia, con cannella, pepe e soprattutto anice stellato. Anche l’affumicatura e la tostatura ora sono più evidenti.

F: fumo dolce, cioccolato e datteri. Chiude il legno, astringenza da té e tantissimo caffè turco.

Visto cosa succede a fare gli scettici? Si prendono degli schiaffi! Una grande e piacevole sorpresa, costruito benissimo e con un bell’equilibrio. Giovane, con il PX che se non lo sai trattare bene il rischio vaccata è dietro l’angolo… Eppure ne esce un whisky gradevole e ricco, con un palato decisamente migliore del naso, che un po’ ci aveva fatto temere di primo acchito, quando il legno sembrava troppo spinto. In nome di Simon Kjaer, 86/100.

Sottofondo musicale consigliato: Calexico – Stinging nettle

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