Quanto ci piace assaggiare degli unicorni. Non nel senso che ci dilettiamo a mordicchiare le natiche di equini immaginari dotati di trapani sulla fronte, eh, non prendeteci in parola. Fuor di metafora, ci diverte e incuriosisce assaggiare distillerie e marchi mitici, rari e – ancor meglio – mai sperimentati prima. Come per esempio Glencraig, un nome piuttosto oscuro in cui si è imbattuto Jacopo a Limburg.
Con il nome Glencraig si intende un single malt “sperimentale” distillato da Hiram Walker a Glenburgie fra il 1958 e il 1981. L’idea era creare un profilo differente rispetto al malto che finiva nel Ballantine’s. Per questo Walker scelse di installare gli innovativi “alambicchi Lomond”, inventati nel 1955 per creare uno spirito più leggero e fruttato. Tecnicamente, i Lomond stills erano caratterizzati da un collo di cigno regolabile per variare il riflusso e da alcuni piatti di rettifica perforati. Peccato che i piatti erano così difficili da pulire che nel 1981 i Lomond stills vennero archiviati dalla storia. Ed è così che anche il Glencraig – chiamato così in onore del direttore di produzione del tempo, Willie Craig – non fu più prodotto.
Vissero tutti felici e contenti, soprattutto noi che oggi assaggiamo un’espressione del 1975 di Gordon & MacPhail, che lo ha imbottigliato nel 2000 dopo 25 anni di paziente attesa. Il colore è un vino bianco brillante.

C: più che fruttato, è un inno alle note erbacee. Sin dal principio rimane su toni “alti”, freschi. C’è in prima battuta una nota di fieno maturo, fragrante, che si amalgama a mela renetta. Nonostante il fieno rimandi ai campi maturi in estate, in realtà è un olfatto autunnale e fresco insieme, con guizzi piacevoli di pasticceria marocchina e distinte zaffate di cumino. Forse anche un cicinin di menta. Ah, dimenticavamo una cosa importante: cioè il solido senso di malto e biscotto che sostiene tutti gli altri aromi.
P: si applica, ma non ci arriva proprio. Nel senso che da subito all’ingresso sembra un po’ piatto, causa gradazione infantile da asilo Mariuccia. Le prime sensazioni lasciano perplessi, fra mandorla e violetta. C’è senz’altro della frutta gialla non particolarmente succosa (le mele gialle raggrinzite, che vanno verso un’estinzione per cause naturali). Ma anche della frutta cotta basica, mele e pere. Si aggiunge poi un senso di latte, anzi di crema al latte. E una screziatura minerale che quasi ricorda la torba, ma che torba non è. E dunque cos’è? Non chiedetelo a noi, non l’abbiamo capito, forse qualcosa fra il fastidio, la magia e il metallo sporco di fuliggine.
F: corto, malto, frutta cotta. La sufficienza senza strafare, ma con una foglia di menta sopra.
Le aspettative, si sa, sanno essere devastanti. Uno parte con il sogno di bere il whisky più buono di sempre, il Nirvana fatto liquido, e invece del Nirvana ti ritrovi i Dik Dik. Brutta questa, eh? Lo ammettiamo. La questione è che questo Glencraig che ci aspettavamo eccellente in realtà è un whisky discreto, quasi banale nelle sue note di degustazione. Il naso è curioso, anche se meno lussureggiante ed elegante del previsto. Il palato è la definizione di medietas, ordine, low profile. Nel complesso una bevuta gradevole, senza picchi, senza godute memorabili. Senza carne e senza pesce. Un onesto 85/100, ma che ci ha avvilito non poco.
Sottofondo musicale consigliato: The Gaslight Anthem – Great expectations
One thought on “Sarabanda di petardi/4: Glencraig 1975 Connoisseur’s choice (1975/2000, Gordon and MacPhail, 40%)”
Vero, nel 1981 i Lomond Stills vennero archiviati, ma non del tutto.
La Scapa continua ad usarne uno, ancorchè modificato, in sede di prima distillazione.
Per non parlare della Loch Lomond che impiega alambicchi particolari, riconducibili alla filosofia dei Lomond Stills.
Se le cose non sono cambiate in questi ultimi anni.