Via via via, dai dai dai, non c’è tempo da perdere, carpe diem ma anche orate diem, alborelle diem e triglie diem: bisogna recensire figate, abbiamo atteso anche fin troppo. E dunque dopo il Littlemill rimaniamo nelle Lowlands e rimaniamo in una distilleria amaramente chiusa nel 1983. Oggi, alcuni degli edifici sono stati convertiti a strutture residenziali e hanno mantenuto i tetti a pagoda. Prima di cercare su immobiliare.it quanto vengono al metro quadro gli appartamenti a St. Magdalene, assaggiamo questo 23 anni della serie Cadenhead’s Authentic Collection. Un curioso bourbon butt ha dato 618 bottiglie. Il colore, tanto per cambiare, è oro.

N: il primo naso sembra la prima cena fra due ex coniugi con i rispettivi nuovi compagni: si respira tensione. Tensione e acidità di cui è pervasa una frutta sparata, affilata: cedro, ananas acerbo, maracuja, lime e succo Santal tropicale. Col tempo l’acidità rimane ma si fa sempre meno contundente, si stempera la tensione con un accenno di fiori, note più accondiscendenti di vaniglia e arancia e un velo di crema pasticcera. Cedrata salata e stoppino di candela ci suggeriscono che no, nemmeno questo St. Magdalene è una bestia semplice da capire e interpretare.
P: la gradazione bassa ci faceva sospettare un crollo dell’intensità, invece la struttura ha tenuto alla grande. La parte fruttata c’è ancora, ma dopo l’attacco lascia spazio a una nota cerosa minerale che già ci fa andare in sollucchero. La frutta, dicevamo: è meno succosa, più disidratata che fresca, e per nulla dolce. Delicato accenno di poutpourri, ma – e non sveleremo chi lo ha sottolineato – “non quel profumo dozzinale da stanza di bordello”. Nel complesso austero e diritto come un fuso.
F: ecco il legno, polveroso, che asciuga tutto il palato. Noce moscata. La parte meno convincente.
Noi abbiamo un piccolo feticcio per St. Magdalene, perché sa sempre come stupirci e intrigarci. Ha sempre, sempre due o tre piani di lettura, pardon di bevuta. Così sotto la parte più evidente di frutta acida e tesa ecco spuntare guizzi minerali, screziature aromatiche e i segni del tempo. In generale è il nostro genere di whisky, quello che sa titillare anche il cervello. Non indimenticabile, ma davvero buono: 89/100.
Sottofondo musicale consigliato: John Frusciante – Prostitution song