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I.W. Harper straight Bourbon ‘gOLD MEDAL’ (anni ’80, OB, 40%)

Whiskey poco conosciuto al grande pubblico. Tutto discende da Isaac Wolfe Bernheim, un tedesco arrivato negli USA nel 1867, che fondò a Louisville la Bernheim Bros. distillery pochi anni dopo, dando vita nel 1872 al marchio I.W. Harper, vincitore di parecchi riconoscimenti a cavallo del XIX e XX secolo. Nel dopoguerra, dopo il boom, il whiskey comincia ad essere distribuito in tutto il mondo (soprattutto in Asia) e negli anni ’90 abbandona il mercato americano. Dal 2015 Diageo lo ha riportato a casa, con due imbottigliamenti: il 15 anni in decanter e lo Straight bourbon, che si rifà a questa espressione storica che beviamo oggi. L’invecchiamento medio era di 4 anni e conteneva sia whiskey della distilleria, sia da altri produttori.

N. eleganza, dolcezza e soprattutto una piacevolezza fragrante da paese dei balocchi. Albicocca sciroppata come se non ci fosse un domani, banana, crema pasticcera: pasticcino alla frutta fatto e finito. Nel senso che lo avremmo già divorato. Il senso di torta (ricorda proprio la “bagna”, con fiori d’arancia e vaniglia, e forse alchermes) è ricchissimo. Una foglia di menta così per gradire. Poco legnoso al naso, note di acetone totalmente assenti. A senso unico, sicuramente, ma godurioso. Privo di asperità, ma anche di complessità.

P. gradevole, ancora integro nonostante l’età. L’attacco è un po’ vuoto – colpa della gradazione – ma subito si riassesta sulle note fruttate già dette al naso, a cui si aggiunge un sacco di mela gialla matura e un accenno di violetta. Sciroppo d’acero e vaniglia. Qui però la parte di legno si sente di più, le spezie della botte prendono il largo con noce moscata e macis e quell’accenno amarognolo di radice di liquirizia. Ancora banana e crema cotta, che ci dà il destro per citare appunto la cremosità del palato.

F: non lungo, e non complesso, ancora un filo di albicocca e un’idea di arancia e toffee. Piccantino.

Davvero piacevole, un’esperienza che merita anche se non rimarrà scolpita nella memoria. Era un prodotto commerciale, non fatto per essere il vertice della complessità organolettica, ma è una bella macchina del tempo, che dimostra che quarant’anni fa il bourbon era più fruttato, meno pesantemente vanigliato e forse con una ricetta più semplice (mais e malto). Voto: 84/100.

Sottofondo musicale consigliato: Ben Harper – Ground on down

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