Esiste una innegabile verità estetica in Scozia: le distillerie di malto stanno a quelle di grano come un tramonto sulle Highlands sta a un martedì mattina di nebbia e smog al boschetto di Rogoredo. Ovviamente, essendo impianti enormi e industriali, la poesia non è esattamente in cima alle loro priorità. Però, alcune di esse hanno una grande storia da raccontare. Cameronbridge – una delle distillerie più grandi d’Europa, posseduta da Diageo che la usa per i suoi blended e per il single grain Haig (quello di Beckham, venduto in un boccione blu tipo acqua velva…) – è una di queste. L’antico proprietario Haig, infatti, fu tra i primi ad adottare l’alambicco Stein e poi il Coffey. Inoltre, in questo sito in un’ansa del fiume Leven, Diageo produce anche il gin Tanqueray, che qualche bottiglia in giro per il mondo la vende… Siamo andati a controllare tre volte e sembra impossibile che siamo così inadempienti, ma mai avevamo recensito un Cameronbridge. Lo facciamo oggi con un single grain di Valinch & Mallet invecchiato in un ex Bourbon hogshead. Condivide l’anno di nascita con uno di noi, ma non c’è bisogno di fargli il regalo di compleanno eh, a posto così.
N: sembra curioso dopo così tanti anni, ma quella nota di grain un filo alcolica e di smalto ancora si nota. Da qui però decolla una frutta cangiante ed esterificata che va dallo yogurt alla pesca fino alla banana passando dalle chips di ananas disidratato. Non è frutta fresca, ovviamente, ma accompagnata da un senso di polverosità che gioca di sponda con pepe bianco e noce moscata. Sensazione di chiuso, di tappeti impolverati. Col tempo ritornano gli esteri, come se avessimo del rum nel bicchiere, e compare un tocco di olio di arachidi.
P: l’alcol è ancora un po’ troppo tronfio e il primo palato propone subito una dicotomia dolce/amaro. Da una parte biscotti al miele, cocco, banana e qualcosa di assai appiccicoso (caramello alla vaniglia, ma forse ancor di più orzata). Dall’altra, ecco legno speziato spaccato di fresco e buccia di mandorla. Non delicatissimo, ma neppure sgradevole.
F: rimane dolce, con caramello fuso e zucchero. In crescendo una nota speziata e quasi erbacea di fieno.
Assaggiare questi vecchi grain è sempre un’esperienza da fare per capire come il cereale e il metodo di distillazione diversi possano influire sul risultato del prodotto. Non è un prodigio di piacevolezza, soprattutto colpisce che l’alcol ancora baleni dopo 37 anni. Ha però quella nota di frutta invecchiata del tutto originale, che ci intriga e ci fa perdonare un generale profilo piuttosto sconnesso, ma didattico quanto mai. 85/100.
Sottofondo musicale consigliato: DJ Shadow feat Run the Jewels – Nobody speak, perché un whisky di 37 anni che ancora fa a cazzotti con l’alcol ci chiama il video degli anziani che fanno brutto e rappano.
One thought on “Cameronbridge 37 yo (1982/2019, Valinch & Mallet, 50,8%)”
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