Beathan gli ultimi, perché di essi è il regno dei cieli. La nostra conoscenza del Vangelo e dintorni è un po’ arrugginita, però giureremmo che un passo faceva più o meno così. E dunque ci candidiamo al regno dei cieli, dato che arriviamo buoni ultimi – a quattro anni dal rilascio – a recensire uno dei whisky che più hanno avuto successo in Italia recentemente. Il Beathan è una creazione di quel geniaccio di Fabio Rossi, che con la sua etichetta Wilson & Morgan ha imbottigliato due espressioni di questo Glenturret torbato. Se la seconda espressione è già passata sotto le nostre forche caudine, ora è tempo di giudicare la prima. Che tra l’altro è uno dei pochi whisky di cui ricordiamo nitidamente il primo sorso: si era nell’uggioso ma libero autunno del duemiladiciassette e sui divanetti del Casa Mia Cocktail bar di Milano un manipolo di eroi era riunito ad assaggiare samples alla cieca per giudicare il Best Whisky di quell’edizione del Milano Whisky Festival. Tre di noi erano nella stessa commissione e ad un certo punto, avvicinando le nostre sordide narici a un bicchiere, tutti fummo colti all’unisono da un’epifania: “Cazzo, ma questo sa di hamburger gourmet!”. Voto alto e alla fine quel sample vinse la medaglia d’oro. Era questo Beathan, vediamo se a bocce ferme e a distanza di anni confermiamo quell’innamoramento autunnale. Per la precisione, trattasi dell’unione di due butts, il numero 59 e il 60, e il colore è un oro antico.
N: sottoscriviamo immediatamente la sensazione di cheeseburger liquido, perché ha ogni tipo di grassezza animale: la carne, il bacon, la scamorza, la salsa barbecue, la paprika affumicata… Poi emerge anche qualcosa di più trash, tipo il calzino bagnato o meglio ancora lo stivale di cuoio. Pesantissimo, carichissimo, ma esaltante. La torba qui è per uomini duri, che hanno a che fare con nafta e lastre di metallo da caricare e smerigliare. La frutta ci rifiutiamo di nominarla, perché sarebbe solo un esercizio di stile. Perché questo è il regno dell’umami, del porco e del colesterolo. Al massimo ci concediamo una dolcezza di liquirizia industriale e formaggio accompagnato dal suo bel miele, come ci dice Corrado. Amico e nostro vate gourmand, portaci in capo al mondo a bordo del tuo vascello libidinoso.
P: come tutti i Wilson & Morgan che abbiamo imparato ad apprezzare, anche qui i fighetti col ditino all’insù possono stare a casa. Una botta di sapori oltre la soglia dei decibel consentita: torba grassa e bruciata, barbecue, salsa bbq a litri, ancora paprika e costine sfrigolanti. Non vi viene fame? C’è anche una dimensione molto particolare di dolcezza appiccicosa e avviluppante, che però porta in seno del sale. Perfetta crasi delle salse americane, dalla barbecue al ketchup. Questo senso di umami e cuoio non ti lascia più, mentre viene un po’ meno la nota sporca e formaggiosa.
F: consequenziale, con ancora salsa bbq e carne agrodolce, ma con una dimensione di erbe aromatiche bruciate. Insomma, sul barbecue ci abbiamo messo anche del timo. La bocca però resta dolce, caramellosa e un filo aranciata. Nel senso di Fanta…
Se al termine di una recensione l’unico sprazzo di frutta è un’aranciata finale, allora forse non siamo davanti a uno dei whisky più complessi del mondo. Ma anche un grandissimo chissenefrega, perché questo non sarà complesso ma è godurioso a livelli pantagruelici. Grasso, saporitissimo, soddisfacente e soprattutto solido dall’inizio alla fine. Un whisky che è perfetta espressione dei torbati di terra, e che noi ci sentiamo di premiare per il gran carattere. Piccola parentesi sull’età: ha 7 anni, ma ne dimostra anche 14, segno che le botti erano eccellenti. 88/100.
Sottofondo musicale consigliato: A perfect circle – Passive
2 thoughts on “Beathan 7 yo (2010/2017, Wilson & Morgan, 50%)”
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[…] precedente. C: ambra chiara. N: eureka! C’è la nota di formaggio che avevamo tanto amato nel Beathan di Wilson & Morgan! Quel profilo sporchino lo ritroviamo qui, accostato a uno sherry più […]