
Si avvicina il Natale e ci punge vaghezza di regalarci una coccola, dato che i tempi sono quelli che sono e un po’ di depressione si affaccia anche nelle anime dei bevitori più incalliti e indefessi – categoria cui ci pregiamo di far parte, venite a dircelo in faccia se la pensate diversamente. La coccola del giorno è dunque una delle Special Releases 2020 di Diageo, ed è uno dei ‘pezzi grossi’ di quella serie: Dalwhinnie 30 anni, vintage 1989, maturato esclusivamente in refill hogsheads. L’edizione del 2019 era stata tra le nostre preferite, vediamo se questa regge il confronto.

N: il naso ci accoglie invitante, con quella deliziosa patina di ‘vecchio’ che caratterizza certi malti delle Highlands – una patina fatta di cera, innanzitutto, cera d’api, vecchi mobili, l’ormai famigerato cassetto della nonna, carta antica. Sotto, con calma, si agita placidamente una componente fruttata molto intensa e composita, fatta di albicocche disidratate, pesche, torta di mela appena sfornata. Note di pasticceria (sarà il periodo ma ci viene in mente il panettone), con fagottini di sfoglia a crema e mela. Una venatura quasi leggermente affumicata si affaccia, di tanto in tanto. Sul lungo periodo cresce un agrume intenso, profondo, che sta nel mondo dell’arancia lavorata (non proprio marmellata, ma quasi); un che di fiori d’arancio, anche, a testimoniare una dimensione floreale. Ottimo.
P: eccellente, riparte da dove eravamo rimasti al naso. Il panorama è identico, molto marrone, o arancione brunito, diciamo – diciamo autunnale, e ci siamo capiti. Liquore all’arancia, tanto malto, biscotti all’orzo – muesli con arancia essiccata, non sappiamo se esiste ma se esistesse saprebbe di questo. Ancora fagotto di crema e mela, ancora dolci appena sfornati – ma soprattutto, ancora tanta cera, qui proprio cera d’api, con favo di miele e un senso generale di miele amaro (castagno?). La parte amaricante, che ricorda una marmellata bruciata, il legno e appunto il miele, cresce col tempo, impreziosita da note qui compiutamente torbate e minerali (pochissimo fumo, appena accennato, tanta mineralità).
F: lungo, molto pulito, tutto disteso su un tappeto di cera e mineralità, a sua volta adagiato su un vasto prato di frutta cotta. Incantevole.
Molto autunnale e piacevole, conferma la qualità del malto di Dalwhinnie già esibita l’anno passato, e se possibile la esalta ancora di più, virandola su tonalità più austere e intellettuali, se vogliamo (vogliamo? sì certo, è il nostro blog!). Un whisky del genere è eccellente così, ma scommettiamo che una ventina d’anni in vetro lo renderebbero ancora più spettacolare. Peccato che non possiamo permetterci questa boccia adesso, figuriamoci tra vent’anni… Nel dubbio, ringraziamo Danilo per il sample e ci godiamo le ultime gocce rimaste nel bicchiere mentre, con un sorriso stampato, apponiamo il nostro cartellino da 91/100. Certo non costa poco, ma si trova online, tra gli altri, qui.
Sottofondo musicale consigliato: Pink Floyd – Pigs (Three different Ones).