La bottega di Berry Bros & Rudd, a non più di 50 metri dall’antica sede reale di St. James’s Palace a Londra, è di per sé un pezzo di storia, un’istituzione dal 1698 in un quartiere magnifico tra sartorie secolari e il Dukes Hotel dove Fleming inventò il suo James Bond. Wine merchants e fornitori ufficiali della Corona, Berry Bros & Rudd sanno quello che fanno. Sia con i blended (il Cutty Sark lo hanno inventato loro), sia con gli imbottigliamenti indipendenti, sia con i blended malt. In particolare, ha fatto clamorosa fortuna la serie The Classic Range: 4 blended malt caratterizzati da un comune profilo aromatico o da una particolare provenienza. Oltre all’Islay, al Peated e allo Speyside, c’è anche lo Sherry cask, che nella fattispecie è quello che ci siamo versati noi oggi (il secondo batch, di fine 2018). Siamo curiosi, il prezzo è intorno ai 40 euro e ci piace, come sarà la qualità?

N: con lo sherry qui non sono stati avari. Subito molto vinoso, un Oloroso secco e aromatico. C’è un filo di alcol, ma tende ad addomesticarsi. La frutta è coerente col profilo: ribes, uvetta, arancia. C’è poi una deliziosa nota di foliage e tabacco umido, mai sgraziata. Incantevolmente materico, sembra di essere nel laboratorio di educazione artistica dove si lavorava la terracotta.
P: intenso e diretto, con arancia stavolta in primo piano. Ha due dimensioni ben fuse insieme: una più fruttata, con una piacevole acidità (bucce di pesca o di acino d’uva rossa, fichi secchi non troppo dolci); un’altra più autunnale, tra la tortina di cioccolato (la Fiesta che ci tenta tre volte tanto), la castagna e la pralina al caffè col chicco. Non pensatelo però un abisso oscuro di sensazioni “marroni”. Il caffè rende però l’idea di una tostatura quasi fumosa che emerge nel retrogusto…
F: …e che continua nel finale, dove si unisce ad arancia amara, rabarbaro e liquirizia balsamica. Non lunghissimo, ma quel quid amaro lascia il palato pulitissimo.
Questo tipo di imbottigliamenti è un inno al consumo (sempre responsabile, ça va sans dire…) di Scotch. Spesso i blended malt – se fatti bene – riescono a mantenere una grande intensità senza rinunciare a un equilibrio che invita al secondo sorso. E a prezzi impressionanti per una sherry bomb. Questo whisky non ha alcun punto debole, mai una caduta nel dolciastro o nell’eccessivamente carico/sporco/astringente. E il finale, così sorprendentemente pulito, gli fa perdonare quel tocco un po’ alcolico al primo naso. Serge si è innamorato follemente, noi siamo emotivamente più controllati, ma la scintilla è scoccata lo stesso: 87/100. In Italia si trova su Whiskyitaly.
Sottofondo musicale consigliato: The Kinks – Autumn almanac.
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