Dream Whisky #3 (Glenallachie 11 yo, 2020, 53,9%)

Dopo la foca e il cervo, questa volta tocca al tasso: no, non stiamo parlando del menu di un ristorante specializzato in selvaggina esotica, ma di Dream Whisky, il più giovane imbottigliatore indipendente italiano. Anche se, in effetti, Marco Maltagliati è un appassionato cacciatore… Comunque, i primi due animali in etichetta nascondevano due torbati: stavolta tocca a un Glenallachie di 11 anni, invecchiato in una botte ex-bourbon refill e imbottigliato da poche settimane. Poche scusa, beviamo!

N: all’inizio sembra un po’ chiuso e un po’ giovincello, con note di lieviti, pera, canditi e cioccolato bianco (anzi: ciocorì); zucchero a velo. Pian piano evolve verso i fiori bianchi e gli aromi di rosa, e va aprendosi progressivamente: e quando si apre, è una festa. Piuttosto burroso, con pastafrolla, torta di mele, un poco di zafferano; un velo di erbaceo (erba appena tagliata, insalata iceberg). Si chiude su una splendida nota di scorza di pompelmo rosa. Pane, un po’ di lieviti che restano: quasi sentori di champagne, e lo diciamo solo per rendere l’idea del benessere.

P: qui è più Speysider, più aperto, e ha un corpo bello oleoso. Dolce e burroso, con note di miele millefiori, pastafrolla e pandoro; resta molto fresco grazie al pompelmo, in generale grazie ad un agrume molto piacevole. L’alcol si quieta con il tempo, e col tempo arriva anche un sentore curiosamente amaro, leggermente erbaceo, solo all’ultimo momento.

F: lungo e pulito, ancora molto fresco, con il cereale che qui si prende tutta la scena.

Botte second fill, e si sente, e ci piace molto: apprezziamo la relativa nudità del distillato, e vogliamo premiare il fatto che è un whisky sincero, onesto, che incontra decisamente i nostri gusti… Questo N.3 non ha nulla di ruffiano, è whisky in purezza, ed è una scelta che ci piace: per adesso, è la release di Dream che ci è piaciuta di più. 87/100.

Sottofondo musicale consigliato: Fontaines D.C. – Too Real.