Torniamo sul luogo del misfatto: avevamo assaggiato il Machir Bay nella sua versione del 2015, adesso proviamo un batch dell’anno successivo – anno successivo che è anche anno scorso, per una curiosa coincidenza del caso. Si tratta di un best seller (alla Fiera dell’Artigianato e al Milano Whisky Festival sono state esaurite le scorte), con un rapporto qualità/prezzo molto apprezzato dai consumatori. È una miscela di botti ex-bourbon ed ex-sherry, con un rapporto 80/20, come si evince dall’indicazione (dall’infografica, direbbero i più aggiornati) sulla scatola. Come sapete, siamo stati a visitare la distilleria più artigianale di Scozia ad ottobre, e ci piace linkarvi nuovamente il nostro verboso e sedicente reportage (in due parti: qui la prima, qui la seconda).
N: sicuramente l’alcol è molto discreto, e lascia godere appieno dei sentori. Una marcata marinità è sugli scudi fin da subito, con un mare di aria di mare, un sentore di nave in tempesta (eh?). Ci si muove sul terreno di una dolcezza nitida ma non eccessiva, timida e calda, certo di vaniglia, ma anche di un fieno caldo: insomma, di cereale. Una nota di candito, forse di cedro? Di certo, ricorda quelle caramelle gommose verdi (se non andiamo errati, sono proprio al cedro, o forse alla mela verde?, e comunque belle dolcine). Succo di mela. L’eucalipto ci porta a ricordarci di un dettaglio, che pure con l’eucalipto ha poco a che fare: il fumo di torba, denso, forte ed acre, ma perfettamente integrato.
P: rispetto al naso, l’intensità è esplosiva e forse inattesa. Coerenza: si sta sempre al mare, con note sapide, proprio di acqua di mare ingollata tra una bracciata e l’altra. C’è un senso di torba terrosa, ‘aspra’ e vegetale, che non ti lascia un attimo e si impasta con grazia ad una dolcezza altrettanto insistita, sostanziata di confetti, succo di mele, vaniglia e mandorle sgusciate. Fave di cacao. Una punta d’eucalipto.
F: torba pesante, chimica e densa. Cioccolato.
Poco da dire: eccellente esempio di un malto isolano, con tutti i crismi richiesti ai torbatoni e non pochi guizzi personali. Conquista l’abbinamento riuscito di intensità e complessità, date le tante sfaccettature e le variazioni sia sul mare che sul lato più dolce (la piccola quota ex-sherry influisce, soprattutto su questo versante). La nostra memoria sarà fallace, e il confronto andrebbe fatto simultaneamente, non a distanza di più di un anno: ma tant’è, rispetto all’edizione 2015 ci pare un passo in avanti, e 87/100 sia. Niente male per un entry-level da 45 euro, eh?
Sottofondo musicale consigliato: Hiss Golden Messenger – Like a Mirros Loves a Hammer.
3 thoughts on “Kilchoman ‘Machir Bay’ (2016, OB, 46%)”
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