Ci siamo presi una settimana per assaggiarlo, riassaggiarlo e pensarci un po’ su; adesso ci sentiamo pronti a sputare sentenze sulla release annuale di Ardbeg, nella versione (naturalmente) messa sul mercato il giorno dell’Ardbeg Day. Come sapete, infatti, vi è anche la versione ‘Distillery Only’, acquistabile solo in distilleria (ma va’?), che già in asta va a circa 400€… Il concept di quest’anno, dopo l’improbabile brasilerao del 2014, è il futuro: Louis Vuitton (società proprietaria della distilleria) guarda ben bene nel futuro, e con questo imbottigliamento ci vuol dire come sarà Ardbeg tra 200 anni – perché sì, tra le altre cose Ardbeg quest’anno spegne la sua duecentesima candelina.
N: molto aperto e per nulla spiacevole, anzi; però, a dirla tutta, ci sono tre cose tre… Un’intensa agrumatura (neologismi come se piovessero) di limone e lime; un senso zuccherino di vaniglia e caramella (le gelée zuccherate, magari proprio quelle agli agrumi); note di un’affumicatura molto torbosa, acre, ma quasi gentile… Su tutto aleggia un senso di legnosetto e di cereale, verde, giovane e piacevole. Certo non complesso, ma facile e gradevole nelle sua stessa facilità.
P: non ti aggredisce mai, piuttosto ti blandisce con una nota smarmellata di veniglia e di aghi di pino bruciati (avete presente quando si mette la legna giovane nel falò, e fa un gran fumo ‘verde’?). Il fumo è molto presente, proprio sotto forma di legna bruciata; Serge dice ‘poco fenolico’ e sì, è vero, da questo punto di vista il palato è molto poco Ardbeg. Come al naso, una nota agrumata generosa (lime e cedro). Piattino, morbido e giovinetto.
F: tutto sul brucio, molto semplice e rotondo, solo un pit di vaniglia. Onestamente si affievolisce in fretta.
Ha il pregio di non scadere in una eccessiva legnosità costruita; questo stesso pregio ne svela però il limite, se vogliamo considerarlo tale: c’è poco, tutto gradevole per carità, ma poco. Di certo, chiedere 95€ è credere nella fede (acritica, come deve essere una fede) degli amanti/feticisti della distilleria, se pensi che a un terzo o poco più ti puoi comprare single cask di Caol Ila altrettanto buoni… Nei prossimi giorni assaggeremo una delle versioni del core range di Ardbeg che costa tanto meno ed è tanto più convincente. E si badi poi, per inciso, che la gente inizia a rendersi conto (basta fare un paio di ricerche online) che se cinque anni fa le release annuali erano davvero limited ed erano in grado di prendere valore, adesso quelle più recenti salgono di poche decine di euro nel corso di anni: fanno furore nelle prime settimane, ma poi l’investimento si sgonfia: un conto è comprare per la collezione, un conto è comprare per lucrare – e a questo scopo queste non sono le bottiglie più adatte, sembra. Senza tenere conto del prezzo, comunque, il nostro voto sarà di 83/100, e lo argomentiamo: Ardbog e Auriverdes erano esperimenti, forse riusciti a metà, ma erano una sfida: qui siamo di fronte alla banalità del bene: buono, ma… Qui i pensieri di Federico.
Sottofondo musicale consigliato: Chumbawamba – Tumbthumping.
2 thoughts on “Ardbeg ‘Perpetuum’ (2015, OB, 47,4%)”
[…] il fuoco di paglia dell’Ardbeg Perpetuum, che certo non rimarrà nella storia bicentenaria della distilleria, torniamo a concentrarci sul […]
[…] Ardbeg ‘Perpetuum’ (2015, OB, 47,4%) – 83/100 […]