Ieri abbiamo assaggiato un ottimo GlenDronach del 1993… Mentre eravamo lì a guardarlo e ad annusarlo, abbiamo pensato di approfittarne per provare un whisky del quinto batch (dicembre 2011) delle single cask bottlings della stessa distilleria: eccoci dunque davanti ad un GlenDronach del 1989, 22 anni trascorsi serenamente in una botte di sherry, sì, ma di Pedro Ximenez… Vediamo che tipo di differenze ci sono con l’Oloroso-monster di ieri.
N: le classiche note ‘sporche’ dei GlenDronach restano molto attenuate: ci sono punte di aceto balsamico, di legno umido, perfino lievi punte di dado, ma in minoranza rispetto ad un ampio spettro di aromi zuccherini dati dal PX. Mandorla, mon cheri (ciliegia e cioccolato dolce), uva passa, leggere suggestioni di scorza d’arancia. Fichi secchi, datteri. Panettone.
P: sorpresa. Niente più note sporche, ma un tappetone di cioccolato, caffè zuccherato, datteri, nocciola… Molto composto, omogeneo, senza ‘fiammate’. Cremoso (crema catalana), ancora panettone; resta piuttosto legnoso, ma i tannini non sono mai troppo invadenti. Qualche nota agrumata (diciamo chinotto?), ancora fichi e prugne secche.
F: legno e caffè, ancora uvetta. Secco, tende all’amarognolo. Ancora fichi secchi.
Molto particolare: natalizio ma non “puttanone” come altri sherried, e privo delle consuete suggestioni di frutti di bosco. Quando si dice che le botti di Pedro Ximenez sono speciali… Sarà che abbiamo presente il metodo di essicazione delle uve PX, ma ci pare davvero di sentire l’uva lasciata a marcire: sa poco di malto, l’influenza dello sherry è davvero molto marcante. Missione compiuta. Il nostro giudizio è di 88/100; Ruben ha assaggiato una sister cask uscita l’anno prima, e la pensa così.
Sottofondo musicale consigliato: Brian Cox – Hot Down Chile, una piccola gemma dagli anni ’70.
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