Siccome Milano è una città internazionale dalle mille risorse – o almeno, ci dicono così per giustificare che ormai le case costano come a New York -, può capitare di trovare in un ristorante regionale cinese 4 single cask di whisky inglese e uno di Scotch. Il che, ammetterete, non è da tutti i giorni. Ma a dire il vero il “Bon Wei” non è il solito cinese in cui si finisce a mangiare il riso alla cantonese. Anzi. Nato nel 2010 per iniziativa di Yike Weng, Chiara Wang Pei e dello chef Zhang Guoqing, dal 2015 il figlio Zhang Le ha iniziato un lavoro di valorizzazione e offerta delle otto cucine regionali cinesi nel suo ristorante in zona Sempione. Cucina contemporanea, grande cura, materie prime di qualità e una ricerca anche sui vini, che ha portato a diverse serate dedicate ad abbinamenti innovativi tra cibo cinese e Amarone o Champagne. Mancavano i distillati…
Ora, si dà il caso che Zhang Le sia un grande appassionato di whisky, materia liquida che ha iniziato a conoscere in gioventù, in Veneto. Collezionista e cultore, si è fatto una cultura solida sul tema a colpi di partecipazioni ai Whisky Festival e alle degustazioni. Finché, nel 2022, ha realizzato il suo sogno: selezionare single cask da proporre nel suo ristorante e a locali “amici”. La scelta è caduta su una distilleria inglese che anche noi abbiamo avuto modo di apprezzare, ovvero l’inglese Filey Bay. Zhang Le è dunque volato nello Yorkshire per scegliere la prima botte, un single malt invecchiato in Pedro Ximenez cask; poi, negli anni, ne ha imbottigliate altre tre.
Abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere con il proprietario, di provare la cucina del “Bon Wei” e di assaggiare i suoi “figliuoli”. Che sono in vendita al ristorante sia al bicchiere sia alla bottiglia. Il sogno di Zhang Le è di aprire un giorno una whisky/cigar room, con pochi cocktail fatti con i suoi imbottigliamenti. Ma a Milano, che non è Londra o Parigi, la cosa è complessa. Nel frattempo, ecco a voi i suoi whisky in vetro, liquido e tasting notes.
Filey Bay “Zhang Le selection” Oloroso sherry cask (2018/2023, OB, 54.7%)
Maturazione di 5 anni in sherry Oloroso, 297 bottiglie dal barile #847. C: ambrato carico. N: pieno e possente, con un vibrante acidità agrumata fin da subito (arancia rossa, cedro). La frutta è una papaya essiccata, lo sherry regala note di cioccolato fondente, cuoio e tabacco. Naso intenso, ordinato, perfetto. P: ha la densità del cobalto, pienissimo e carico a pallettoni di pepe e tabacco. Un’anima umami (salsa di soia), si congiunge all’arancia e al caramello. Vinoso nel secondo palato. F: una teoria di cioccolato e arancia rossa. Un manuale di invecchiamento breve ma intenso in Oloroso. Le note marine del distillato sono sottotraccia, emergono in un certo senso sapido e saporito. Un 87/100 tondo tondo.
Filey Bay “Zhang Le selection” Bourbon cask (2017/2023, OB, 60.7%)
Il barile #341, imbottigliato appena prima di compiere 6 anni, ha dato 234 bottiglie. C: paglierino. N: torniamo nei territori che ci hanno fatto innamorare di Filey Bay quando lo abbiamo assaggiato: meringa al limone, aria di mare, mela verde. Freschezza e vitalità, ovviamente con vaniglia e cocco, e anche pesca bianca. Alcol ben integrato, un guizzo amaro di albedo di limone. P: verticale e nudo, come un ballerino classico dalla postura perfetta. Ci sono biscotto, crema al limone e torta di mele, ma il tutto senza zucchero. Come essere “biscottosi” senza essere dolci? Semplice, grazie a un distillato pulitissimo e a un barile attivo, non invasivo. Qui l’alcol si percepisce, così come un filo di fumo (chissà da dove…) e un guizzo salino. F: shortbread e nocciole salate, forse addirittura orzo in salamoia.
Questo ci piace da pazzi, è un profilo che non scende a compromessi e ricorda certi Scotch delle Highlands. Impressionante la pulizia del sorso, la facilità di beva. 89/100.
Filey Bay “Zhang Le selection” Madeira cask (2017/2023, OB, 57.4%)
Dal barile #719 sono uscite 302 bottiglie. C: oro antico. N: cambia barile e cambia ovviamente il profilo, che qui è più sulla pasticceria secca. E anche sulla frutta essiccata, come i canditi e l’albicocca secca. Mandarino, ananas candito, mango e noci di macadamia. Fresco, più del previsto. P: ancora frutta candita, zenzero, confettura di mango. Qui l’alcol è meno mite. Crosta di pane. Anzi, il pane corso, quello con nocciole e fichi secchi. F: il più dolce finora, con mango essiccato a go go. Tra tutti, quello che meno incontra i nostri gusti, ma è appunto questione di gusti, non di qualità intrinseca. Centrato sulle note dolci, è più spinto su questa metà del cielo. Si perde un po’ il dna costiero, ma è comunque un 85/100.
Filey Bay “Bon Wei selection” PX cask (2017/2022, OB, 59.2%)
Eccolo il primogenito, ovvero il barile #294 che ha dato 305 bottiglie e che ha dato il via alla serie. 5 anni di invecchiamento in Pedro Ximenez sherry. C: mogano scuro. N: un buco nero di antimateria che attrae tutte le note tipiche del PX: uvetta, datteri, fichi neri freschi. Ma anche pesca al vino, cannella, chiodi di garofano. E panettone. E boeri, tra cioccolato fondente e amarene. Woah! P: due miracoli, la sparizione della gradazione alcolica e l’equilibrio della dolcezza, che di solito nel PX esonda. Qui rimane sotto controllo, equilibrata da cacao amaro, mandorle tostate e di nuovo caffè. Melassa rappresa, fichi secchi e noccioli di amarena. Solidissimo, masticabile, corpo enorme. F: fa salivare di gioia, tra boeri di nuovo, panettone e uva sultanina bruciacchiata. Bombastico, un grande esempio di come a volte (ma non è una cosa normale, eh) i giovani whisky possono essere totali anche dopo invecchiamenti brevi. Certo, serve un grande distillato e delle botti di qualità. Un bel 90/100.
Sottofondo musicale consigliato: Otis Redding – Sitting on the dock of the bay