Da un po’ non recensiamo uno dei nostri imbottigliatori indipendenti preferiti, ovvero Wilson & Morgan di Fabio Rossi. Ora, se raccontassimo la scoperta del single malt come certe commedie americane boccaccesche raccontano la scoperta del sesso dei teenager, Wilson & Morgan (insieme ai Classic Malts di Diageo) reciterebbe il ruolo della “nave scuola”. Perché gli imbottigliamenti W&M sono da sempre accessibili, didattici e dall’ottimo rapporto qualità-prezzo. L’ideale per iniziare a capirci qualcosa, impratichirsi e cominciare a sviluppare un proprio gusto. Oggi la nave scuola ci offre un Glenlossie affinato nell’hogshead Pedro Ximenez di primo riempimento n. 2385, che ha dato 208 bottiglie. Un imbottigliamento per la celebrazione dei trent’anni di attività. Il colore, come spesso succede con gli sherried di W&M, è un clamoroso mogano con venature cremisi.
N: come si diceva a “C’è posta per te”: Pedro Ximenez è qui! Ed è presente con tutto il suo stuolo di aromi caratteristici: si apre con frutta rossa (tutta, dal ribes alla fragola al lampone), seguita dall’immancabile cioccolato fondente. In un olfatto che ricorda molto certi rum di melassa dalla maturazione intensa, ecco farsi strada del legno estremamente tostato e un mix di uvetta e buccia d’arancia un po’ ammuffita. Inevitabile che quasi tutte le suggestioni derivino dalla botte, molto marcante. Ma è con sorpresa che dopo qualche goccia d’acqua riconosciamo un certo marchio di fabbrica, il sigillo del distillato di Glenlossie, con una bella aria tropicale di ananas e un filo di caffè in torrefazione, lievemente fumè.
P: il primo sorso non è consigliato ai diabetici (oddio, non che in generale il whisky sia proprio consigliatissimo…): dolce come una fiaba a lieto fine letta in pasticceria. Ci sono ancora i frutti rossi che assumono fattezze sciroppose: amarena, granatina, lampone… La densità è da record, la sensazione è che potrebbe starci un cucchiaio in piedi, nel Glencairn. Ci proviamo: non ci sta e a momenti si spacca il bicchiere, quindi come non detto. Nell’universo sciroppato di cui sopra, insieme a un crescente senso di more in confettura e di Alchermes, guizza una parte un po’ acidina e un sapore di datteri. Un’immagine ci colpisce: una coppa di Boulevardier con la ciliegia candita dentro. Con acqua la ciliegia diventa valanga e compare anche una parte più amarognola: cacao amaro e noccioli di frutta.
F: liquirizia, cioccolato fondente, amarena. Masticabile ad libitum.
Al netto di quel flash di ananas dopo la diluizione, non c’è una singola nota di degustazione che non derivi immediatamente dalla botte. Il che significa che – ed è un punto d’onore dello stile Wilson & Morgan – il barile usato per il finish era ricco, carico e di eccellente qualità. Un topos che si ritrova spesso negli imbottigliamenti di Fabio Rossi. La cosa ha due conseguenze immediate: da un lato un’intensità pazzesca, dall’altro la riduzione in schiavitù dell’anima della distilleria, inevitabilmente compressa dal PX. Non è esattamente nelle nostre corde, ma ne apprezziamo alla grande la vivacità e la potenza espressiva. Quel nobiluomo di Corrado un po’ meno (85), quel popolano di Zuc un po’ di più (89). Trovare una sintesi è il nostro forte – nostro e della Dc – e dunque diamo un 87/100.
Sottofondo musicale consigliato: Marlene Kuntz – Ape regina (“seduto qua, per chi mi vuole qua”)
