Stranger & Stranger è un’istituzione nel mondo del beverage. Non distilla, non fermenta, non vinifica, non riempie una singola bottiglia. Epperò è fondamentale perchè le bottiglie riempite da altri poi si vendano, e si vendano bene, sui mercati di tutto il mondo. Insomma, Stranger & Stranger è un’agenzia di packaging-design specializzata in bevande alcoliche a cui sempre più spesso si affidano i marchi quando sentono l’esigenza di un restyling, o quando semplicemente si accorgono che il liquido buono è fondamentale, ma l’occhio vuole sempre la sua parte.
Sono tanti i soggetti che si affidano alla loro creatività: Italicus, The Hearach, Ron Eminente, Power’s… Tra questi c’è anche Compass Box, il brand che dal 2000 ha contribuito a rilanciare il concetto di blended malt di qualità. Proprio Compass Box ha dedicato a Stranger & Stranger questa limited edition, un blended che unisce i malti di Glenlossie, Linkwood e Glen Elgin al grain di Girvan. Ne hanno fatte 4802 bottiglie e noi abbiamo messo le zampe su un sample, ecco com’è. Il colore è oro.
N: la mano ritratta sull’etichetta ricorda quella di Adamo che sfiora quella di Dio nella Cappella Sistina. Evidentemente stavano creando un whisky dall’olfatto paradisiaco, tipo questo: polline fresco, mele gialle succose, miele colante, tutta una teoria di piaceri dorati (senza la pioggia, però…). Ha la facilità della caramella (Ambrosoli, ma anche le fondenti alla banana), ma anche una delicata eleganza che con la semplicità delle caramelle ha poco a che fare. Chiude il naso dell’altra frutta, ananas e litchees, e una parte più cremosina e vanigliata: ganache di cioccolato bianco, marzapane e anche un accenno di orzata. Rotondo, ben bilanciato.
P: lieve come i veli di una statua ellenistica. Si apre dolcino e piacevole, come se il grain ti prendesse per mano. Però non è una dolcezza stucchevole, un senso più mineralino lo rende ancor più beverino e scattante. La frutta gialla – mela, ananas – si conferma, ma rispetto all’olfatto si aggiungono un paio di extra-dimensioni: quella della frutta secca, con nocciole, e una puntina di tostatura sporchina, come la padella dove si cuociono le caldarroste. Ne abbiamo sgranocchiate parecchie in vita nostra, sappiamo di cosa stiamo parlando. Melone bianco, pure.
F: pulito, medio-corto e dolce, con cera di candele sciolta in chiesa e nocciole, ancora.
Di raro nitore, come direbbero gli storici dell’arte bravi. Ha un equilibrio classico, proporzioni perfette. Forse è qui l’unico suo limite, nel non mostrare mai un’ombra, un difettuccio che possa spezzare l’aurea perfezione della triade miele-malto-frutta gialla. Quindi ci fermiamo a 88/100, ma con un corpo un po’ più sostenuto e un’intensità superiore avrebbe raggiunto l’olimpo dei 90.
Sottofondo musicale consigliato: Iron Maiden – Stranger in a strange land