Così, a bomba, senza un perché, solo per il gusto dell’edonismo sfrenato e della piacevolezza, beviamo due whisky over 30. Due single cask da due zone diverse, di profili diversi, di imbottigliatori diversi, caratterizzati entrambi dalla distilleria sconosciuta. Il primo è un single cask da 287 bottiglie dei fratelli Thompson, distillato nel 1990 nello Speyside e maturato in refill american oak. Il secondo è un torbato di Islay distillato nel 1990 e invecchiato 31 anni in un hogshead. Lo ha imbottigliato Whisky Agency.

Speyside 30 yo (1990/2021, Thompson brothers, 50.4%)
Refill american oak da 120 bottiglie. C: oro chiaro. N: ci accoglie uno sproposito di ananas sciroppato, preludio a una dolcezza piena e totale: liquirizia ripiena bianca, di quelle che si trovano alla fiera. E anche mais dolce, pera cotta e vaniglia. Molto giallo e pastoso, mostra anche note di melone e crema di mela. Qui e là fanno capolino screziature di aceto. Ma il barile? Eh, in 30 anni ha lasciato ben più di qualcosa: legno, tele e cornici in una quadreria. Sa di luoghi austeri. P: ancora un profluvio di frutta, banana in primis, ma anche passion fruit a palla, Polase, succo di ananas… Tropical beauty! Curiosamente, è quasi più profumato al palato che al naso. Muschio bianco. Il legno – ora non più dolce – porta guizzi di pepe e note di fieno secco. Grafite e miele, qui e là. F: medio lungo, frutta gialla (pompelmo e passion fruit) con burro fuso sapido.
Buono, molto fruttato soprattutto al palato, dove il passion fruit ci fa volare. Ha una pulizia di sentori e una sua classicità da voto alto, però non riesce ad essere epico: 90/100.

Secret Islay 31 yo (1990/2022, Whisky Agency, 51.5%)
Hogshead da 252 bottiglie. C: vino bianco. N: questo Patanegra appena affettato ci fa subito venire l’acquolina. Grasso di prosciutto e olii essenziali di cedro aprono l’olfatto, seguiti da un mix curioso di cheddar e frutta esotica (mango e melone bianco). La grassezza supera la torba, che rimane lontanissima. Candele di sego. Sono invece più distinte le note marine, di acqua e scogli, e quel senso di carta copiativa e inchiostro del toner Sopravvivono anche note erbacee e vegetali, di dopobarba e soprattutto di dragoncello fresco. Succo di mela anche. Che complessità. P: eccellente fin da subito. L’oleosità e la frutta (ancora mango, con ananas e papaya) rendono il sorso suadente, pastoso e avvolgente. La cenere si fa più nitida, e si amalgama con lo iodio, le medicine di Laphroaig (ehm…), un fumo freddo. L’alcol rinvigorisce il tutto, l’intensità è ancora totale anche dopo 31 anni. Erbe bruciate e fuliggine cosparse di cera per mobili. E con una nota salina in crescendo. F: lungo, ancora bruciato e salmastro, con olive nere arrosto e biscotti Digestive.
Che spettacolo di potenza e mouthfeel, ha la delicatezza e la persistenza di colori a olio sulla tela. E l’effetto capolavoro è assicurato: 91/100.
Sottofondo musicale consigliato: Auroro Borealo – Trentenni pelati