Il Fico vellutato. Che straordinario nome per un whisky, ma anche per un rapper, per un lottatore di wrestling, per un dildo… Insomma, dal punto di vista del marketing un’eccellente scelta da parte dei ragazzi di Wemyss, i fratelli William e Isabella, che dal 2005 si distinguono per l’abilità nel blending. Anche in questo caso siamo di fronte a un assemblaggio, nella fattispecie un blended malt invecchiato interamente in barili ex sherry. Il 25 anni è un’edizione limitata a sole 5mila bottiglie. Il colore è ambrato.
N: gianduia! Che non è un epiteto sgarbato per chiamare un collega torinese, ma l’ingresso cremoso e nocciolato di un naso immediatamente goloso. Praline di cioccolato con un mare di marmellate varie, dalle fragole alle more fino – ça va sans dire – ai fichi. La nota più marcante, però, è un’altra: amarene cotte, con uno sciroppo che pervade il naso in profondità. Con il tempo si fa più cremoso e ricorda il gelato Malaga. Uvetta, prugne secche e fresche in ugual misura, e una giusta misura di spezie (cannella, chiodi di garofano). Un olfatto molto morbido, invernale, godurioso e rossastro.
P: l’ingresso è fin troppo “velvety”, cioè troppo felpato e un filo annacquato a dirla tutta. Il rovescio della medaglia, fin da subito, è un bellissimo equilibrio. Il legno, come ovvio che sia dopo 25 anni, è ben evidente, con noci e tabacco da narghilè. Lo sherry tanto cioccolatoso al naso si trasforma un po’ e prende una via vinosa, di pesche al cognac, tannini. Mandarinetto senza zucchero. La parte astringente spinge, allappa quasi, e spunta qualcosina che ricorda la cenere. L’alcol non è propriamente mansueto, un po’ fa le bizze. In crescita costante la nota di frutti neri (ribes nero, geleé alle more) e un senso di bucce di uva rossa, vinosetto.
F: vin brulè, cenere e legno. Medio lungo, con cioccolato amaro e Fruit Joy nera alla mora. Molto piacevole.
A un naso davvero molto espressivo e convincente segue un palato che non mantiene al 100% le promesse aromatiche. L’epicureismo si “moralizza”, sotto l’azione austera del barile. In sostanza, le esuberanze fruttate cedono il passo ai tannini e a un profilo più secco, forse un filo troppo tannico. Il finale serve per ricomporre l’equazione e il risultato è comunque più che buono, un moroteo 86/100.
Sottofondo musicale consigliato: System of a down – U-fig