Vi abbiamo già detto del master di whisky giapponesi che Claudio Riva ha tenuto qualche mese fa e di come il nostro Corrado da bravo studente si sia applicato a raccogliere e bere tutti i samples. Se non suonasse cacofonico, potremmo definirlo il Campione dei Campioni. Ad ogni modo, torniamo a bomba – ma non ci riferiamo a Hiroshima – su quei boccettini e scegliamo un Hibiki, il blended di Suntory dalla bellissima bottiglia multisfaccettata che esalta l’armonia, a cui come sappiamo bene i giapponesi tengono molto. Cioè, stando ai cartoni animati in cui si sbudellano e ci provano con delle bambine con l’ottava di reggiseno non sembrerebbe, ma pare che comunque all’armonia ci tengano. Oltre che alle perversioni, ma questo è un altro discorso.
Per tornare al prodotto, Hibiki è stato lanciato da Suntory nel 1989: la prima espressione era un 17 anni non dichiarato, in cui secondo la leggenda veniva utilizzato anche rovere mizunara per l’invecchiamento. Il 21 anni invece è maggiormente centrato sullo sherry. Questo, invece, è un blended diverso dal base, in cui si utilizzano anche botti che hanno contenuto liquore di prugne, probabilmente il celebre umeshu. Ah, trattasi di whisky distillato al 100% in Giappone, il che non è mai scontato.

N. si parte subito con una nota intensa di incenso, legno e frutta secca, anzi essiccata: albicocche e papaya disidratate, melone essiccato. Anche nespole! C’è poi della frutta rossa sotto spirito e un lievissimo accenno di smalto. Cresce invece un senso di grappa alle rose, che va via presto ma lascia una nota composita e dolcina di gelee alle more e vino fragolino. Resta un lato floreale, come di erbe di montagna, assai profumato.

P. zuccherino e agrumato – marmellata di arancia, caramella gommosa. Quelle belle screziature di incenso si sentono decisamente meno rispetto al naso ma in generale non è male: delicato e insieme sostenuto dal legno e da una nota acida di frutta fresca (ancora prugne, pompelmo rosa e mandarino). Questo lato contrasta bene con la dolcezza decisa, che spazia dal cioccolato al latte alla marmellata di ciliegie e arriva fino al biscotto frollino. Molto preciso, forse manca un po’ di sorprese, ma molto bilanciato. Polvere di cacao e pepe bianco.

F. medio corto, pesche sciroppate, arachidi, un po’ di pepe e forse un filo di fumo di sigaretta in lontananza.

Non sapremmo dire bene perché, ma ci immaginiamo gli ingegneri della Mitsubishi o della Sony che costruiscono questo whisky con la stessa precisione che usano per un suv o uno stereo. Ogni pezzetto è al suo posto, tutto trova un equilibrio mirabile: i barili speciali, che danno un dna fruttato possente e un’altrettanto netta dolcezza, non sono comunque mai sgradevoli, e nel complesso è un blended “rotondo”, senza difetti. Epperò… diciamo che manca qualcosa, forse l’unicità, forse la ricerca spasmodica della perfezione ha tolto spontaneità, forse siamo noi ad essere poco armonici. Insomma, ci piace molto, ma non ci siamo innamorati: 85/100.

Sottofondo musicale consigliato: Bob Marley – One love