In questa bottega ci si trova di tutto, il blockbuster con Boldi che fa le puzzette e il filmino d’essai con cui far colpo sulla tipa intellettuale, il romanzo dell’oscuro autore kazako e i libri di Fabio Volo. Per cui, anche se in tanti chiedete di recensire whisky di largo consumo, continuiamo a deliziarci con delle chicchette introvabili. Come ad esempio un Chichibu a grado strapieno imbottigliato per Max Righi e destinato esclusivamente al mercato giapponese, una cosa che nemmeno si trova su whiskybase, per dire. Dal barrel #2921 di virgin oak, Max ha tirato fuori 207 bottiglie, e da una di queste Jacopo ha sapientemente prelevato un campione, che ci siamo goduti in una tranquilla domenica mattina di lusso e incosciente edonismo. Potevamo andare alla santa messa, ma abbiamo preferito così. Pagheremo tutto nell’aldilà. Il colore è rame scuro.

N: come intuibile dalla maturazione in barile di rovere vergine, sembra quasi un bourbon. Il legno è ovunque, ma è incredibilmente aromatico, tanto che in tutta la stanza si spandono volute di vaniglia (baccello), crostata di caramello e noci pecan e soprattutto banoffee pie, quell’abominio della pasticceria scozzese a base di banane e toffee. C’è anche del caco maturo e zuccherino. Impressionante come la gradazione non sia pervenuta. A questo punto il legno prende una via più mentolata e assai floreale, che ricorda a uno di noi il gelsomino e all’altro – il più estroso e poetico – le cartolerie degli anni ’90, piene di penne colorate profumate e libri del Beccogiallo. Incantevole. Col tempo spunta anche un tocco di vinile, che con acqua diventa quasi acetico. La diluizione accentua la pastafrolla, ed emerge una nota di biscotti Walkers all’arancia.
P: di nuovo incredibile la totale assenza di sensazioni alcoliche, nonostante i 64 gradi. Perfettamente coerente con il naso, anche se qui si arricchisce di note cioccolatose e di croccante con arachidi tostate. Spettacolare la pienezza del palato, in cui si scatenano bordate di arancia e Angostura. Avvolgente e speziato, l’invecchiamento lo fa sembrare quasi un Armagnac. Ancora caramello e mostaccini, quei particolarissimi biscotti speziati del Cremasco. Tutto bellissimo.
F: non complessissimo, tutto su legno tostato (che cresce con la diluizione), noci pecan e toffee.
Che dire, facciamo 91/100? Siamo ancora un po’ stonati dalla grandiosità di questo whisky, che a otto anni sfoggia una maturità e – sembra assurdo dirlo – una morbidezza pazzesca per il suo grado. Rileggendoci, sembra un profilo poco complesso, e forse lo è. Ma è semplicemente un capolavoro di potenza e controllo, e – se possiamo fare una confessione – anche il legno vergine comincia a convincerci, quando usato con tanta maestria.
Sottofondo musicale consigliato: Aneka – Japanese boy
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