Quanto può essere bello aprire l’armadio dei samples e trovarci dentro diversi campioni di Rare Malts? Tanto, possiamo testimoniarvelo direttamente perché è proprio appena successo. In questo caso dobbiamo ringraziare Matteo “Bisky”, che ci ha omaggiato di questo Mannochmore del 1974, invecchiato per 22 anni e imbottigliato alla gradazione mostre di 60,1% a metà degli anni ’90. Va da sé che quando si parla di Rare Malts non si può non citare il grande ULF BUXRUD!, ma questa la capiranno solo quelli che parteciparono alle nostre degustazioni a tema RM organizzate da Angelo Corbetta al suo Harp Pub Guinness di Milano…
N: molto interessante, il primo impatto – oltre ad essere analcolico – è di un profilo fruttato e floreale. Mieloso, note di acqua di rose: ricorda certa pasticceria mediorientale, densa e appiccicosa e al contempo piena di sentori floreali. Frutta rossa chiara e acidina (per cui ci vien da dire: melograno). Legno caldo al sole. Una venatura leggera tra la noce e il tostato. Strano.
P: molto coerente con il naso, tutto però come ricoperto da un fitto strato di polvere dei cassetti… Molto curioso come effetto. Miele e tantissima cera, poi frutta gialla (mela) e note agrumate spiccate. Polvere di caffè, a testimoniare un che di quasi piccantino e speziato (anche cannella). Terra, fitto fogliame – un palato sempre più autunnale.
F: si chiude su un che di acido e molto polveroso al contempo: particolare, fuor di dubbio. Terra umida ancora.
Strano e divisivo, c’è chi l’ha adorato dall’inizio alla fine e chi invece ha dato un voto ottimo al naso e pessimo al palato, non riuscendo a superare la coltre polverosa che lo ammanta. In effetti, ribadiamo, è un whisky non banale, pieno di sentori inusuali e con un profilo decisamente interessante. Alla fine, facendo la media delle nostre valutazioni, il voto che ne esce è 86/100.
Sottofondo musicale consigliato: Squid – Sludge.
3 thoughts on “MANNOCHMORE 22 YO ‘RARE MALTS’ (1974/1996, OB, 60,1%)”
Seguo sempre con molto interesse le vostre recensioni e condivido in toto la vostra predilezione per gli imbottigliamenti a gradazione piena, di cui la serie Rare Malts è stata certamente uno splendido esempio.
Quello che però di questa serie mi ha sempre sconcertato fin dai primi rilasci è quanto si legge in tutte le controetichette, e cioè il suggerimento , per gustare al meglio i loro malti, di berli diluiti con due parti di acqua per ogni parte di whisky.
Se il mio inglese arrugginito non mi ha fatto capire aliud pro alio, si otterrebbe dunque un beverone attorno al 20%… d’accordo quello di quanta acqua aggiungere e se aggiungerne è un fatto molto personale, ma non credete anche voi che il suggerimento in parola sia quanto meno strano ed ancora più strano ove si consideri la autorevolezza della allora United Distillers?
Un’ultima cosa, dobbiamo tranquillizzare il buon Ulf Buxrud che molto probabilmente non esiste un Mannochmore Rare Malts 1974/1996, atteso che l’unico imbottigliamento conosciuto è un 22 anni sì, ma del Settembre 1997.
E d’altra parte pare poco credibile, anche se sempre possibile, che i relativi samples fossero stati rilasciati con un anno di anticipo.
Buon lavoro e grazie ancora per le bellissime recensioni.
Caro Andrea, siamo perfettamente d’accordo: quel tipo di diluizione è prassi per i blenders quando lavorano in fase di assemblaggio e di analisi, ma certo non porta alla gradazione ideale per apprezzare un malto del genere… Grazie infinite per l’osservazione sul 1997, correggiamo subito!, e soprattutto grazie per le sempre belle parole.
[…] Mannochmore 22 yo ‘Rare Malts’ (1974/1996, OB, 60,1%) – 86/100 […]