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Botti da Orbi: Notti Magiche

Del tutto superflue come le cravatte durante il lockdown, tornano le mirabolanti cronache dall’ultramondo dei tasting. Il quale – come avrete certamente notato, a meno che non vi abbiano ibernato a febbraio – è un po’ cambiato. Niente più seratine in baretti di periferia a sniffare torbati, niente più session di birrette post-degu, niente più rischi di patenti ritirate.
Insomma, la metamorfosi virtuale dei whisky tasting ha i suoi pro e i suoi contro. Noi siamo dei tradizionalisti che al confronto Papa
Ratzinger è un libertino, quindi non vediamo l’ora di tornare a farle di persona, ma confessiamo di aver partecipato a più di una
di queste sedute spiritiche virtuali. E fra sfondi surreali, presentazioni di malti interrotte da piatti di Rubia gallega grigliata e chat schizofreniche, ammettiamo di esserci divertiti con questo Online Whisky Show… A compendio di questo magnifico periodo di follia via Zoom, ecco quattro whisky scelti con altrettanta mancanza di logica. Due di Wilson & Morgan, uno dei ragazzi del Milano Whisky Festival e uno di Golden Still, che poi sarebbero ancora i ragazzi del MWF, che hanno più eteronimi di Pessoa.
Quattro whisky indipendenti e italiani che ci ricorderanno per sempre quelle notti magiche dove Andrea Giannone sembrava Schillaci e Jacopo & Giacomo Bennato e Nannini. A chi toccherà l’ingrato ruolo di fare Zenga che esce a farfalle in semifinale?

Bunnahabhain 5 yo (2014/2019, Wilson & Morgan, 48%)
I Bunna in fasce sono i monopattini elettrici dei whisky indipendenti: ti distrai un attimo e ne spuntano dappertutto. Il che è un bene, sia chiaro, perché il distillato è sempre molto piacevole e soprattutto non ti tagliano la strada sui marciapiedi. Questo selezionato da Fabio Rossi lo avevamo incrociato durante la giuria del Milano Whisky Festival e gli appunti lo segnalano come “giovane”. Illuminanti, eh?
In effetti al naso non nasconde l’animo del fanciullino. Appese come apine sulla culla, ci sono sentori di frutta candita (cedro soprattutto), uva bianca, pera e il consueto limone. Agrumato e dolce, proprio zucchero liquido e uno zic di vaniglia. Pian piano però emerge un’interessante aria erbacea di timo e menta, addirittura basilico. La torba non è devastante, ma ricorda nitidamente il pesce spada affumicato. In bocca è piacevolmente pungente, diviso in due emisferi: uno dolce e semplice, pera, pesca e uva bianca. Uno fresco e torbato, giocato fra aloe, ancora spada affumicato e forse spada bruciacchiato (non lo avete mai trovato all’Esselunga? Beh, potete farlo voi con un accendino…).
Finale affumicato, ma aromatico e dolce: incenso, ylang ylang e un che di kiwi. Non uno di quei bambini prodigio che all’asilo fanno già
di conto, eh. Però nella sua gioventù non ha difetti, l’alcol non si nota, e in più ci sono due o tre sentori ben distinti e intensi che lo
fanno apprezzare. 84/100 guadagnato, vai e comprati le caramelle, bel fiulèt.

Tomatin 7 yo “The golden still” (2006/2014, The Whisky Broker, 46%)
Dall’asilo alle elementari. Sgarzolino e garrulo come il giovincello che è, questo è un whisky che ti fa subito simpatia. Anche perché viene via in ottigliette da 20cl, come se fossero dei piccoli “personal”. E dunque, cantando “trallalallallà” e andando per margherite, lo si annusa a cuor leggero. E sembra subito di essere al banco del fruttivendolo: susine gialle, percoche, banane, ananas. Un naso tuttifrutti, da cui balenano suggestioni di esteri e lievito, che si addicono a un infante di 7 anni come la salopette. Il pargolo porta in classe anche una schiscetta piena di dolcetti: crema pasticcera e mou. E però col tempo un po’ il nostro bimbo si impiastra: spunta un po’ di alcol, una punta di metallico e un che fra il fieno umido e la mandorla amara. Ehi, tu, non avrai di nuovo messo il mangime dei pesci in cartella eh?
In bocca il bambino necessita di supporto psicologico, perché attacca dolce con tanto miele di acacia, ma cambia subito faccia. Si fa più secco, pulito e quasi amarognolo: dalla crema si passa alla buccia di mela rossa, poi al nocciolo di pesca e a tanto zenzero. Corpo oleoso, spigoli inattesi. Bipolare, il ragazzo. Il finale è coerente con l’ultimo palato, lunghetto e amaro, fra zenzero e birra Ale. Avete presente quei bimbi inquietanti che ogni tanto si fermano e ti fissano come se fossero l’Anticristo? Spensierato al principio, tutto serio e affilato nello sviluppo. Serve la maestra di sostegno, ma la potenzialità c’è: 82/100.

Ledaig 2008 (2018, Wilson & Morgan, 48%)
Dai mastri imbottigliatori Serenissimi di Rossi & Rossi, un altro whisketto scattante, marittimo e torbatone, giunto alle soglie delle scuole medie. Non siamo su Islay, ma sull’isola di Mull, ma qui non facciamo discriminazione territoriale e accogliamo ganasce aperte ogni malto da ogni angolo di Scozia. Primo naso e prima sorpresa: è Ledaig davvero? Viene alla mente il lessico dell’appuntato che nella denuncia scrive “il sospetto si aggirava travisato in abiti femminili”. Questo Ledaig è travisato in abiti civili, ha lasciato su Mull quell’affascinante carico di note sporche che lo fanno così particolare. Qui invece il naso è di estrema pulizia, con una bella torba vegetale in evidenza. Né bacon né pescherecci putridi, qui siamo su note di erba bruciata (ma anche erba tagliata lasciata lì) e di pane integrale bruciato. C’è poi parecchio agrume, tutto fra lime e limoni, e un ananas quasi andato, non dominante ma sul fondo. Vince il distillato, ed è un distillato sorprendentemente fine, con un’idea di poutpourri, toh. A ben snasare, c’è un che di giardiniera, di salamoia di olive.
In bocca non si cambia registro, il sospetto continua a travisarsi. Mette i baffi finti, la parrucca, i tacchi. E si ricopre di torba potente, bruciata, fuligginosa e cinerina. Sotto resta il limone dolce e un che di alghe, ma anche qui i tratti somatici di Ledaig (cuoio, stivale, wurstel…) non ci sono. Così come non ci sono nell’infinito finale, dove nella torba sapida e di fuliggine fa capolino un esemplare calamaro alla griglia, sapido e marino, e una speziatura di zenzero fresco. Serge si è chiesto se Ledaig stia diventando il nuovo Ardbeg. Fatte le debite proporzioni, questo gli somiglia molto: nudo, pulito, intenso. Commissario, questo giovincello sarà travisato ma è da 88/100.

Glenburgie 15 yo (2002/2018, A&G, 50%)
Approdiamo finalmente al liceo e lo facciamo con un 15enne che a occhio, visto da quel bel colorito chiaro e composto nel bicchiere, è un bravo ragazzo, giudizioso e perbene. Che poi, l’abito non farà il monaco, ma in questo caso sì. Perché sin dal primo naso ha tutto per diventare il cocco della prof. Lo studente porta tutto il programma della frutta bianca, dalla pera al melone bianco, con una tesina molto fresca intitolata “muschio bianco e un che di Borotalco”. La prof parte ben disposta. Il nostro secchioncello poi mostra di conoscere a menadito anche le formule della dolcezza mai stucchevole: torta Paradiso, confetti e marzapane. Col tempo spunta un quid di minerale e di erbaceo molto piacevole, quasi tisana al tiglio. Con queste premesse allo scritto (o era l’olfattivo?) l’orale è in discesa: e anche qui non delude, fruttato e piacevole, con un alcol caldo ma non aggressivo. Alla frutta si aggiunge il pompelmo, che dà un senso di pulizia e frizzantezza al tutto. Così, su un foglio di protocollo di miele millefiori delicato, si svolge il tema della barretta di cereali e mandorle e di un che di erbaceo ancora, che nel finale (peraltro bello lungo) si fa più evidente: pompelmo e tisana zuccherata.
La commissione annuisce soddisfatta per un whisky semplicemente nitido. Ovvero esemplare per pulizia e per quell’anima vegetale che parte dai frutti e arriva alle erbe passando dal cereale. Il tutto con una grande intensità. Forse si sarebbe potuto applicare un attimo di più nella complessità, ma evidentemente i barili non erano carichi, e forse
è un bene perché così a snocciolare la lezione è stato il distillato. Non siamo fiscali. 85/100.

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4 thoughts on “Botti da Orbi: Notti Magiche

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