Per un appassionato di whisky la fine dell’estate è soprattutto quel momento in cui si ritorna a casa e si aspetta l’uscita delle Special Release di Diageo. Dai, è inutile negarcelo. Anche dopo la fine degli imbottigliamenti annuali di Port Ellen e Brora, non mancano ogni anno le sorprese e i famosi petardoni, come li chiamerebbe qualcuno… Quest’anno, come chi ci segue sui social sa, uno di noi ha avuto la fortuna di partecipare alla presentazione ufficiale a Londra delle Special Release. Qualcuna l’abbiamo già recensita, certo (ad esempio, un Dalwhinnie 30 o il Mortlach 26 – sì, siamo gente semplice, ci accontentiamo di poco), ma adesso è venuto il momento di sputare sentenze sul classicone sempre presente, fin dalla prima edizione delle SR: Lagavulin 12 anni a grado pieno, per la prima volta con etichetta diversa da quella ‘classica’ di Laga – e per questo già oggetto di grandi critiche da parte dei collezionisti. A noi, se ci chiedete, piace anche quella nuova, perché il pennuto ci ispira subito simpatia – e soprattutto ci interessa il liquido. Ah: Corrado l’aveva già recensito su queste pagine, ma noi siamo gente spigolosa, e volevamo proprio dire anche la nostra.
N: fin da subito troviamo tanta ‘dolcezza’ che presumibilmente arriva dal barile, con tanto zucchero a velo e tanta vaniglia; poi il classico lime zuccherato. Nel complesso però resta piuttosto fresco, erbaceo (timo e alloro bruciato), anche se rispetto ad altri lagadodicenni del passato non ci pare particolarmente ‘affilato’. Poi certo c’è la classica torba marina di Lagavulin: corda bagnata, salamoia, peschereccio. Limatura di ferro e officina, anche pesce affumicato (quale pesce? Orate, aringhe, sogliole? Scusate, siamo imprecisi). Con acqua, che aggiungiamo per dovere e non per necessità, dato che resta annusabilissimo anche senza, escono piacevolissime mela verde e lime.
P: bruciato e dolce, l’alcol non è ininfluente ma è ben integrato. Ancora erbe bruciate (alloro) e una massiccia vanigliosità. La frutta è totalmente assente: c’è magari un cenno di sorbetto al cedro, anche di caramella Rossana… Ma frutta, fresca, no. Dalla dolcezza vira alla marinità sapida, nel retronasale compaiono volute di fumo. La dolcezza “verde” è comunque pesante.
F: vaniglia e zucchero, verde e affumicato. Infinito.
Indubbiamente abbiamo assaggiato dei Laga 12 yo più nudi e acuminati, e onestamente un po’ ci eravamo appassionati a quel tipo di profilo, così poco sexy e pure così buono e affascinante. Quest’anno abbiamo l’impressione che la scelta dei ragazzi di Laga sia caduta su un whisky più morbido e levigato, dove il lato vanigliato e zuccherino sovrasta la torba marina e salmastra – diciamo un poco più piacione rispetto al passato. Rimane come leit motiv uno spartito di erbe bruciate che lo rende inconfondibile. Un classico intramontabile. 88/100. PS: è lo stesso voto che aveva dato Corrado. Koincidenzeee? Nn kredooooo!!!1!11!
Sottofondo musicale consigliato: Kryzys – Święty szczyt.
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