Una delle molte novità del 2017 whiskoso è stato il ritorno in pompa magna di Bladnoch, storica, e storicamente tormentata, distilleria delle Lowlands: dopo un paio d’anni di chiusura seguiti alla sfortunata parentesi della proprietà-Armstrong, è David Prior, magnate australiano dello yogurt, a comprare la distilleria, ricreare un core range, ristrutturare e ricostruire gli edifici e – insomma – far ripartire Bladnoch. La produzione è ricominciata da poco, mentre i lavori per un visitor centre sono attualmente ancora in corso: non potendo andare a visitarla, ne visitiamo l’imbottigliamento top del core range, celebrativo del duecentesimo anniversario della distilleria, ovvero il 25 anni ‘Talia’ – c’è un passaggio di qualche tempo in barili ex-Porto, cosa che, vista così, un po’ ci fa alzare le antenne.
N: sicuramente molto ricco, molto espressivo, con frutta di molteplici varietà in evidenza: mele a profusione, di ogni tonalità cromatica (mele caramellate, anche?); marmellata di fragole; melone maturo; una decisa nota di agrume e di arancia anch’essa zuccherina, ma un po’ ‘industriale’ se ci intendete – tipo le caramelle dure all’arancia, ecco, ma pure quelle al limone. Biscotti di pastafrolla; anche brioche, ai frutti rossi. Ananas e cedro canditi. Tanta frutta e tanto zucchero, insomma, e comunque più zuccherino che fruttato: un naso certo non adatto ai diabetici. Stupisce la freschezza, con solo qualche accenno di legno, di tabacco da pipa aromatizzato anche dopo oltre 25 anni di maturazione.
P: ancora molto fruttato, ancora molto zuccherino, con un attacco fresco e intenso, che pare raccontare di un distillato molto delicato – d’altra parte però, con un senso di legnosità crescente rispetto al naso, a tratti amaricante (dell’amaro che ci ricorda le noci, forse le pellicine delle mandorle… la frutta secca insomma). Prosegue questa dicotomia dolce/acido, con prugna, agrumi canditi e tantissime fragole; e poi la mela, di nuovo straripante.
F: piuttosto persistente, lungo, tutto giocato su un balletto di fragole e arance, con qualche bella intromissione di frutta secca.
Siamo partiti un po’ prevenuti, ammettiamo: perché un passaggio in Porto per un venticinquenne? Per la verità, fortunatamente, l’apporto del Porto (scusate, non resistiamo mai) è molto morbido e temperato, non totalizzante, e il whisky resta gradevole, profondo e pure molto fresco: 88/100. Certo è un po’ costoso ma è davvero molto piacevole – semplice forse, ma la vigorosa slinguazzata di Porto è data con insospettabile criterio e maestria. La bottiglia e la presentazione, poi, sono veramente eccezionali.
Sottofondo musicale consigliato: New Order – Shellshock.
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