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Spice King (2015, Wemyss, 46%)

Andiamo alla scoperta degli imbottigliamenti di Wemyss, selezionatore indipendente scozzese da poco tempo presente sul mercato italiano e che – pare – punta molto sulle miscele di botti diverse, oltre che sui single cask: ce ne ha parlato a Roma l’ottimo Francesco Saverio Binetti (che ringraziamo per le cortesie), ed ora è finalmente giunto il momento di testarne qualche espressione. Oggi assaggiamo lo Spice King, un NAS che dichiara di ispirarsi a profili delle Highlands e delle Isole. Un tempo si sarebbe detto vatted, oggi si chiama blended malt… Di certo, è una miscela di diversi single malts, per cui preparatevi all’invincibile gioco delle agnizioni.

vatted_wem8N:  domina soprattutto all’inizio un senso di lieviti, di new make, di mash tun… Insomma, un senso di malto molto giovane: non sgradevole, intendiamoci, ma più che re delle spezie, pare re dei lieviti! Oltre a questo lato, però, ci sono anche note di latte caldo zuccherato, di miele… E se dicessimo latte caldo col miele, non sarebbe più semplice? Qualcosa di speziato però c’è: un che di cannella, legni profumati (sandalo?); poi, chips di mela, tabacco (forse una quota di sherry?). Ad essere sinceri, va progressivamente ‘scaldandosi’, e dopo un po’ oltre ad aumentare la ‘dolcezza’ (soprattutto verso arancia e zucchero di canna), ci colpisce – sorprendente evoluzione! – un senso minerale, lievemente torbato (anche se dicendo così siamo costretti a spoilerare il palato…).

P: stupefacente, arriva quasi a farci evocare quote di Talisker o di Springbank… Intendiamoci: rimane quel senso di giovinezza esplicita, ma assolutamente non ingenua e zuccherina come l’attendevamo, anzi. Rivela infatti una leggera torbatura, inavvertibile al naso, che sputa fuori note di cenere e minerali, di tabacco; c’è perfino una nota marina! Attorno, una dolcezza profonda, tra brioche alla marmellata e un che di aranciato. Finalmente lo Spice King!, ed è il pepe. Carruba.

F: qui la torba è ancora più evidente, con un velo minerale e di fumo acre; accanto, una dolcezza profonda di malto e biscotti.

Davvero molto buono: ha una notevole evoluzione dopo la timidezza iniziale rivelata al naso, e dispiega poi un profilo che (non si risenta nessuno) ci ricorda nitidamente Talisker. Il nome evocato è grosso, ma non è affatto un’eresia: 85/100.

Sottofondo musicale consigliato: Ramin Djawadi – Lights of the Seven. Se sapete, sapete: se no, you know nothing.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=pS-gbqbVd8c&w=640&h=360]

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