Il secondo Macallan della settimana è un imbottigliamento raro, pregiato e prezioso: si tratta infatti di un ventitreenne messo in vetro nel 2000 da Silver Seal. Questo whisky invecchiato in sherry (basta il colore, ramato, a svelarlo) è stato distillato nel 1977, ovvero proprio mentre poche centinaia di chilometri più a sud i club londinesi venivano invasi da gente con la passione per le creste colorate, l’eroina (che passione per l’eroina, uh!, come ci piaceva!) e il punk rock. Va da sé che là dove si distillava Macallan nulla di tutto ciò lanciava ombre, e quindi ignoriamo Sid Vicious e torniamo a Rino Mainardi e alla sua creatura.
N: intensità ed espressività a livelli veramente importanti; senso di grande compattezza. Abbiamo di fronte un Macallan abbastanza ‘standard’, se vogliamo, ma che standard! C’è frutta rossa in quantità e in varie fogge (sia fresca che in compote), c’è un bel caramello, un bel toffee appena sfornato (si sforna il toffee?); c’è liquore all’arancia, e marmellata; un bel malto Macallan, tostato e aromatico; frutta secca, a oliare (a oleosare, diremmo se fossimo in vena di brutti neologismi inutili) il tutto. Qualche nota più ‘sporca’, tra il rabarbaro, il legno tostato; perfino una nota agrodolce, tipo worchester sauce. Un naso semplicemente monolitico, ma a dispetto dell’ultimo avverbio per nulla semplice: tradizionale ma non banale. Datteri e fichi, alla grande; liquirizia. Che qualità.
P: succosissimo e ultra-beverino. Inizialmente può sembrare deficitaria la componente alcolica: la realtà è che questo Macallan è lontano anni luce dalla pungenza alcolica della distillazione moderna (o se non altro, di quel che viene messo in bottiglia oggidì), e nasconde la gradazione in un oceano di piacere. Molto coerente col naso, lo replica in ogni sfaccettatura: è sia fruttatissimo (ancora rossa, ma quanta mela!) che tostato; è sia intensamente dolce che raffinatamente tannico. Aggiungiamo anche un po’ di mou, di cioccolato, forse anche caffè zuccherato. Veramente buono.
F: ma quant’è lungo? Dapprima replica il palato per un po’ (con una mela to-ta-le), poi lascia riemergere un malto oleoso e sulla frutta secca (nocciola) che impone di tirar giù il cappello.
Niente da dire: che i Macallan di questi anni (e non solo) abbiano fatto la storia non stupisce, né stupisce che Macallan sia la distilleria preferita dai collezionisti. Che peccato, però, che tante bottiglie giacciano chiuse nelle teche di signori eleganti, quando noi preferiremmo di gran lunga scolarcene a litrate… Su questa nota di rosicante rimpianto, non dimentichiamo la nostra missione e tiriamo fuori il numero: 93/100, non un punto di meno. Complimenti a Mainardi per la selezione, e grazie alla Betty e a Max che quasi un anno fa ci fecero omaggio di un sample di questo nettare.
Sottofondo musicale consigliato: Sid Vicious – My way.
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