Roma, Roma, Romaaaa… No, per quanto Gervinho ci abbia sedotti con la sua fronte ammaliante, per quanto a ogni sgroppata di Maicon ci prenda il magone, e per quanto al fantacalcio le sorti di uno di noi dipendano da Ljiajc e Destro, non siamo diventati tifosi della Maggica: è che tra poco più d’un mese torna lo Spirit of Scotland, il festival del whisky di Roma. Noi naturalmente ci saremo (che domande sono?, è ovvio! nelle prossime settimane vi sveleremo quel che bolle in pentola…), anche perché dobbiamo abbracciare, baciare e spupazzare Pino Perrone, uno degli organizzatori del festival nonché proprietario dell’Emporio del Gusto. E perché mai? Beh, perché al nostro ultimo incontro ci ha omaggiato di una chicca… Uno Springbank 15 di fine anni ’70 / inizio ’80, di quelli nella bottiglia ‘a pera’: tempo fa avevamo assaggiato, grazie alla Betty, il 21 anni della stessa serie, vediamo come se la cava il fratellino minore.
N: apertissimo e veramente, veramente intenso e generoso: non è aperto, è spalancato! Si viene letteralmente travolti da un orgasmico tripudio di frutta varia e intensissima (mela, una pera fresca e matura, davvero da panico; frutta gialla). Sul serio, l’intensità è tale che quasi ogni suggestione pare centrare il bersaglio: anche tropicana à gogo, da ananas a maracuja, a cocco… Poi un che di cremoso, non invadente (crema alle pere); un po’ di agrume maturo, ma non è l’unico trademark di casa: c’è infatti poi una intensa nota di cera che aggiunge una sfaccettatura di austera complessità, integrandosi meravigliosamente con la dolcezza fruttata di prima. Se diciamo “candela aromatizzata alla fragola” si offende qualcuno? Molto complesso; sicuramente alcuni potrebbero riscontrarvi una punta minerale, e più in generale con note maltate superbe; forse anche erbe aromatiche da cucina.
P: attacca ancora orgogliosamente esuberante con note fruttate tropicali (maracuja) e agrumate (arancia), queste in crescita netta rispetto al naso. Poi tende a ‘normalizzarsi’, indugiando in note sfuggenti, delicate ma piacevoli, di malto, di cereali, di muesli, che regalano punte amarognole, minerali ed erbacee al contempo. E infine il cerchio si chiude, ancora su frutta cremosa (pera!) e…
F: … si ripercuote al finale con anche una preziosissima nota fumosa, come di camino spento, affogata in chili di chicchi di malto. Ancora cocco, frutta.
Se dovessimo sparare un hashtag al volo (ma perché mai?), sarebbe #senzadifetti. Oppure #nasodacento? Bah, non sappiamo, in fondo pare un esercizio di stile (e d’uno stile discutibile, pure) quanto meno sterile… Di certo c’è che questo whisky ci ha fatto impazzire: straordinaria intensità di aromi al naso, veramente privo di difetti e semplicemente ammirevole: il palato ci riporta sulla terra, in qualche modo, restando fantastico ma senza raggiungere le vette assolute dell’olfattiva. Il nostro giudizio sarà un epicureo 92/100. Grazie, Pino, che regalo!
Sottofondo musicale consigliato: Blixa Bargeld & Teho Tehardo – Come up and see me.
3 thoughts on “Springbank 15 yo (anni ’70/’80, ‘pear shape’, 46%)”
Grazie per le belle parole spese e un ulteriore grazie per il centratissimo accostamento musicale, scelto, penso, avendo un occhio, pardon un orecchio, più per il sottoscritto che per il distillato.
A proposito, domenica prossima andrò a vedere gli Ulver, with my teen son.
Un’ultima cosa : si scrive Ljajić.
Ciao
Ancora grazie a te, Pino! Quanto agli Ulver, io li vedrò la sera prima… È un tour di improvvisazione, mi incuriosisce molto – a novembre li ho visti a Parma con l’orchestra e sono stati veramente splendidi. Mi farai sapere se tu e il pargolo li avrete apprezzati! Un virile abbraccio
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