In passato abbiamo già assaggiato un malto della Kilchoman, la distilleria più giovane di Islay; la più giovane e, forse, la più attiva (esclusa Bruichladdich, ca va sans dire). Dato che la produzione è iniziata da poco, la distilleria si deve costruire un pubblico e, non avendo ancora un core range vero e proprio, ogni due per tre tira fuori una nuova bottiglia, generalmente molto ambita dai collezionisti. Ha senso pagare 80 euro per un whisky che al massimo avrà 5 anni? Ai posteri l’ardua sentenza. Noi oggi assaggiamo il 100% Islay rilasciato nel 2011: 3 anni di invecchiamento e orzo tutto coltivato sull’isola. Colore? paglierino chiarissimo.
N: beata gioventù. Tradisce inequivocabilmente la sua età, e come tutti i giovanissimi (al limite del new-make, ricordiamo che per essere whisky deve avere almeno 3 anni) ha delle distinte note – per intenderci – di grappa, ovvero di un alcol forte e molto zuccherino, con punte tra l’amaro e l’anice. Non sappiamo con certezza le botti usate, ma scommetteremmo tutto su bourbon first-fill, perché pur essendo così giovane esibisce le più tipiche note di questo tipo: vaniglia intensa, banana, un po’ di liquirizia. Forti sentori ‘vegetali’: fieno, malto / muesli… Affumicatura tutta isolana, ma poco aggressiva… no peat monster, tutto sommato delicata. Qualche nota ‘acidognola’ sullo sfondo (agrumi / limoni).
P: meglio del naso: subito ci accoglie una intensa nota fruttata (frutta gialla), poi rivela tutta la sua giovane vita su Islay. Molto affumicato e torbato, ancora tanta vaniglia, tanto zucchero, tanto vegetale. Limone. Non c’è traccia di marinità. Possiamo dirlo? Fin troppo dolce. Molto pepato subito prima del finish; raramente abbiamo trovato un pepe così intenso.
F: bello affumicato (posacenere) e persistente, forse un po’ troppo greve e artificiale la dolcezza zuccherina… Resta, ancora, il pepe.
Se dovessimo dare una sentenza in poche parole, diremmo che un malto molto giovane, poco più maturo di un new make, è stato aggredito da botti molto, molto attive. Il risultato è un whisky dolciastro, ma difficilmente questo sarà il marchio di fabbrica della distilleria (invecchierà pure, ‘sto whisky); risulta quindi problematico anche solo divertirsi a ipotizzare come evolverà. Il voto, dunque, non tiene conto delle potenzialità ma solo dell’hic et nunc (un qui e ora da 80 euro…): 78/100, insomma una mezza delusione. Una pacca sulla spalla, di stima, per il carattere artigianale della distilleria.
Sottofondo musicale consigliato: Serebro – Mama love, per consolarci.
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