lavitseF yksihW onaliM li aizini inamoD.
Seguendo l’esempio dei messaggi satanici e dello slang di Maurino in quel capolavoro della cinematografia che è “Il ras del quartiere”, oggi parliamo al contrario. Facciamo guizzare il “nogra”, iniziamo il countdown al Milano Whisky Festival che inizia domani e recensiamo un whisky che porta appunto il nome di una distilleria, ma al contrario.
La distilleria Nagahama è la più piccola del Giappone: 26 mq, più o meno come un appartamento medio a Milano in affitto a 1.200 euro al mese più spese. Si trova nella prefettura di Shiga ed è stata aperta dai ragazzi della Nagahama Roman Brewery nel 2016. Essendo giovincella, finora ha preferito rilasciare imbottigliamenti prodotti con malti invecchiati scozzesi blendati con new make prodotto dal curiosissimo e minuscolo alambicco di casa. Oggi noi assaggiamo il “World malt”, quindi solo malto, nella sua prima edizione (siamo arrivati all’ottava, nel frattempo). In Italia è importato da Velier e La Maison du Whisky. Il colore è un oro chiaro con delle sfumature quasi rosee.
N: il primo naso è curioso. Il primissimo impatto è spiazzante, balena qualcosa tipo cartone, o scopa di saggina. Ma è un attimo, si “pulisce” subito ed emerge un profilo più affilato, fresco e profumato. La frutta è sulle note di litchees, melone bianco. Mela pink lady, carambola, yogurt al limone. C’è anche una bella presenza del cereale, che ricorda la pasta cruda dei biscotti e i wafer alla crema di latte (i Loacker azzurri!). La mela croccante si fa più netta, segue della mandorla cruda. Giovane e secco, zenzero essiccato e guizzi di noce moscata. Con acqua si fa piacevolmente acidino e più vibrante: kiwi e gazzosa.
P: non il più elegante dei whisky, si sente tutto il nervosismo della gioventù. Attacca amarognolo e questa sensazione rimane per tutto il sorso. Limoncello senza zucchero, che poi è limone con l’albedo, e liquirizia. Liquirizia ripiena al limone, per dirla tutta. Il distillato si sente, con la sua dote di pera, mela e vaniglia. Ma si sente anche il legno, che lascia un pizzicorino distinto e distinguibile. Scorzette di pompelmo dragée, un guizzo d’alcol e qualcosa di gesso e citrosodina. Assai digestivo, con un legno verde in crescendo. Crispy e zero cremoso.
F: ruvidino, medio corto, nocciola tostata, legno e piccantezza. E limone ancora.
Molto particolare, non il classico malto giovane, non il classico pasticcio da blended malt intercontinentale. La gioventù è innegabile, così come una freschezza maltosa piacevole. Però ci sono anche dei difettucci qui e là, che va dai sentori un po’ sporchini del primo naso a quei guizzi amarognoli finali. Premiamo la nettezza dei sapori e la scelta di mantenere un profilo secco, poco incline alla piacioneria, ma c’è ancora da fare. 83/100.
Sottofondo musicale consigliato: Tame Impala – Feel like we only go backwards