Continuiamo con il nostro piccolo spazio pubblicità, che poi pubblicità è fino a un certo punto, dai: recensiamo tutto, recensiamo pure i nostri imbottigliamenti, suvvia. Oggi tocca al terzo di questa nuova release della “Black Cat series”, ovvero un misterioso Ruadh Mhor. Che è il nome con cui per convenzione è indicato il single malt torbato prodotto dalla distilleria Glenturret.
La quale ha due primati: è considerata la più antica distilleria attiva di Scozia (1775) ed è stata casa del gatto più famoso della storia dello Scotch whisky. Si tratta di “Towser the mouser”, una micia infallibile responsabile della cattura di quasi 30.000 topini che attentavano al malto di Glenturret negli anni ’60. Un’opera lodevole che le è valsa l’ingresso nel Guinness e una statua che campeggia all’ingresso della distilleria.
E potevamo forse non pagarle tributo anche noi, soprattutto in una serie dedicata ai gatti? Non potevamo, no, e dunque quando abbiamo scovato il refill bourbon hogshead #172 nei magazzini di A.D. Rattray non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di imbottigliarlo. Anche perché siamo rimasti colpiti dalla potenza senza compromessi della torba, sapientemente mescolata a fumo, fiamme e odio verso i topi. Che davanti a un liquido torbato a 80 ppm fuggono via squittendo nella notte. Ne abbiamo imbottigliate 335 bottiglie e le trovate sul nostro shopify. Il colore è paglierino chiaro.
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N: arrivano gli antipasti. Ma anche i secondi, i formaggi, i salumi… Un naso immediatamente molto gastronomico, con una torba davvero differente da quella iodata e medicinale di Islay. Qui siamo subito accolti da un mix molto funky di toma stagionata, salsicce, petto d’oca affumicato e grassi vari, di quelli che ti fanno venire il colesterolo alto e l’acquolina in bocca. Tutte queste note “sporche” e saporite sono accompagnate a un senso evidente di foglie bruciate, erbe aromatiche mediterranee e bacche varie (ginepro, ma anche pepe nero). Un naso cangiante e tutto sommato anche meno arrogante di quanto ci si sarebbe aspettati a 80 ppm.
P: perfettamente conseguente all’olfatto, anche il palato replica il carattere grasso, ampio e oleoso e la grande predisposizione al pairing gastronomico. Un poderoso cocktail di cenere fredda, sale, pepe nero e asado argentino quasi carbonizzato invade il palato. La torba petrolchimica è chiaramente predominante, ma non annienta il malto sottostante: orzo torbato, lana bagnata, di nuovo quella suggestione di formaggi di fossa, solo un po’ più lontana. La frutta è astratta, più sulla caramella di frutta dimenticata in un posacenere. Acqua tonica affumicata.
F: molto lungo e piacevolmente amarognolo: copertoni e verdure grigliate, wurstel e zucchero.
Ci mancava da imbottigliare un torbatone non costiero, e in questo hogshead abbiamo scovato esattamente quel che cercavamo. L’unico della release ad essere stato diluito, ha comunque una potenza impetuosa e senza compromessi, un carattere spigoloso unico e una dimensione tra lo sporco e il saporito che sarebbe piaciuta anche a Towser. Chiamateci visionari (o anche babbei malgestiti, se detto con affetto lo accettiamo), ma per noi questo è l’Octomore di WhiskyFacile, un marmittone spietato per appassionati di torbati ruggenti. O miagolanti…
Sottofondo musicale consigliato: Primus – Tommy the cat