Manchester divide profondamente questo blog. Se da un lato i due fondatori, scottati dalla sconfitta in finale di Champions League della loro Inter, covano un viscerale odio per la città inglese, Corrado è invece profondamente innamorato. Non del panorama, né delle bellezze architettoniche, né tantomeno per motivi calcistici, ma solo ed esclusivamente perché di Manchester è David Bennett, l’omino dietro all’etichetta indipendente Chorlton Whisky.
Siccome Corrado ogni anno organizza un tasting online delle nuove releases, coinvolgendo David per qualche chiacchiera a base malto, non possiamo certo perderci l’occasione di recensirle. Rigorosamente senza un ordine, che il dadaismo va coltivato in ogni ambito della vita, a partire proprio dalla totale casualità di bevuta. Oggi iniziamo con un Ben Nevis dalla storia strana: distillato nel 1996 e imbottigliato nel 2007 come private cask dopo aver passato 10 anni in un hogshead, è rimasto a languire nei meandri della warehouse fino al 2022, quando David lo ha acquistato e re-imbottigliato in collaborazione con l’Hop/Scotch bar di Liverpool. Ce ne sono 234 bottiglie e il colore è oro carico.

N: bello intenso, sa inequivocabilmente di whisky! E fin qui, non serve un blog per dirvelo no? C’è un malto pieno, che gioca sul campo della pasticceria: strudel, crema, pasta di pandoro calda con il suo burro profumato e un tocco di nocciola. Appena oltre, si iniziano a percepire le sfumature sporchine e metalliche di Ben Nevis che tanto ci piacciono, con note che ricordano la birra stout al cioccolato. A dire il vero, è quasi quell’odore di birra calda un po’ ammuffita che si sente in certi pub inglesi. C’è una dimensione agrumata (arance, canditi di cedro) e una di amarene (anch’esse candite). Anice stellato. Con acqua spunta quasi una voluta di fumo e cresce il cedro.
P: secco e austero, il palato è guidato subito dal barile (quindi frutta secca da sherry, mandorla amara e spezie del legno). Cioccolato fondente, anche. Il corpo è oleoso, e una nota di polvere da sparo rende tutto molto bennevisiano, cioè interessante e lercio in misura uguale. Qualcosa di ossidato, come le monete o le vecchie viti nella cassetta degli attrezzi. La frutta c’è ma se ne sta in disparte (mango, susine, tutto extra-maturo). Con acqua si fa più cremosino e avvolgente e spunta di nuovo il fumino. Caramello in cottura, arachidi tostate. L’hogshead in questione era senza dubbio uno sherry refill.
F: lungo, legnosetto e metallico. Olio motore e scorzonera (amarognolo).
Se fosse un film, sarebbe uno di quei drammi un po’ disturbanti che ti rivoltano come un calzino e poi ci ripensi tutta notte. Molto intenso, senza compromessi, con oggettive stranezze aromatiche e una sporcizia produttiva unica, che senza diluizione può anche essere troppo spiccata. Un Highlander bruto, ma non brutto, anzi tutt’altro. Eccessivo e divisivo, a noi va a genio perché siamo dei cultori del bizzarro e del disarmonico. 86/100, soprattutto se si considera che ha solo 10 anni ed è imbottigliato a 46%.
Sottofondo musicale consigliato: Nine Inch Nails – Only (dirty)